Era arrivato dall’Uzbekistan nel 2010 e dopo un po’ di girovagare tra l’Ohio e la Florida, si era stabilito a Paterson, nel New Jersey. Così quando martedì pomeriggio attorno alle 3 ha deciso di riportare il terrore islamico nel centro di New York, Sayfullo Habibullaevic Saipov, 29 anni, ha dovuto solo attraversare il fiume Hudson e infilarsi nelle vie trafficate di Manhattan con il pick-up affittato appositamente per seminare il panico tra West Street e Chambers Street. Ha fatto 8 morti e 15 feriti, prima di essere arrestato dalla polizia.

Lui, il terrorista islamista, sopravviverà: ferito all’addome dagli agenti, è stato sottoposto a un intervento chirurgico e non sarebbe in pericolo di vita. Ma da oggi il suo unico precedente non sarà quell’arresto avvenuto lo scorso anno nella St Charles County, in Missouri, perché non era riuscito a pagare una multa perché la sua auto aveva un freno malfunzionante. Ed è stata scattata in quel momento la foto segnaletica che ora fa il giro del mondo: capelli ispidi e barba lunga.

Saipov, dopo l’arrivo all’aeropoto Jfk ormai sette anni fa, se n’era andato in Ohio. Dopo qualche mese, il trasferimento a Fort Myers, vicino a Tampa, in Florida. È che inizia a lavorare davvero: fa l’autista di camion e ottiene la Green Card. “Un tipo tranquillo”, racconta chi lo frequentava all’epoca. Frasi già viste e sentite tra le persone che avevano a che fare con altri terroristi. Negli ultimi anni, un altro trasferimento. Con la moglie e i suoi tre figli se n’era andato a Paterson, una cittadina del New Jersey, e si guadagnava da vivere facendo l’autista di Uber.

Ma è nel luogo in cui trascorreva il suo tempo libero che si trova l’unica traccia che colleghi la vita di Saipov all’autoproclamatosi califfato. Frequentava la moschea di Paterson che, raccontano i media americani, era entrato nel programma di sorveglianza musulmana della polizia di New York nel 2006 per uscirne nel 2014. E il suo nome sarebbe anche in un’indagine su quattro uzbeki che avrebbero voluto costruire una cellula islamista negli Stati Uniti, ma non ci sono conferme se il suo nome rientrasse tra i quattro sospettati o se, più semplicemente, li frequentasse.

Martedì mattina ha noleggiato un pickup bianco da Home Depot per 19 dollari, ha attraversato il fiume Hudson e si è infilato nel cuore di Manhattan passando per le vie vicine a Ground Zero. Poi ha accelerato falciando biciclette e passanti. Accanto a lui, nell’abitacolo, quella Green Card simbolo simbolo dei “residenti permanenti” e un bigliettino: “Giuro fedeltà all’Isis”. La multa non pagata, adesso, è l’ultimo dei suoi problemi.

 

L'articolo Attentato New York, lo jihadista venuto dall’Uzbekistan: dalla Green Card al pick up affittato giurando fedeltà all’Isis proviene da Il Fatto Quotidiano.



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