“Quando passa Nuvolari, quando corre Nuvolari, la gente aspetta il suo arrivo per ore e ore…. con l’Alfa rossa fa quel che vuole, dentro al fuoco di cento saette”, cantava Lucio Dalla. Ecco, dimentichiamo per un attimo le vittorie del Tazio nazionale, di Nino Farina e di Juan Manuel Fangio. Guardiamo al presente e, soprattutto, al futuro. Quello di un’Alfa Romeo di nuovo in Formula Uno, come annunciato in pompa magna da FCA e dalla Sauber, che l’anno prossimo diventerà “Alfa Romeo Sauber F1 Team”.

Il telaio della nuova monoposto sarà Sauber, le sospensioni e il cambio Ferrari, così come la Power Unit (quella del 2018). Di Alfa Romeo avrà solo logo, livrea e come detto il nome del team. Dunque più che “ritorno” possiamo definirlo sponsorizzazione “articolata” (più di quella che dal 2015 ha visto campeggiare sulle monoposto Ferrari il marchio del Biscione) visto che coinvolgerà anche professionalità tecniche, tra ingegneri e affini. Di cui francamente non si capisce fino a che punto la squadra elvetica abbia bisogno, vista la sua esperienza e la disponibilità di una galleria del vento all’avanguardia rispetto a quelle degli altri player di F1. In attesa che Sergio Marchionne in persona ce lo spieghi insieme al suo omologo di Sauber Pascal Picci, quando sabato prossimo terrà una conferenza stampa ad Arese, qualche altra considerazione è d’obbligo.

In una fase delicata del rilancio di un marchio che con Giulia e Stelvio (in futuro pure qualcos’altro) sgomita per ritagliarsi un posto al sole nel lusso, un’operazione del genere garantisce una visibilità a livello mondiale che forse nient’altro può dare. Il tutto a costi infinitamente minori rispetto a quelli da sostenere se si volesse tirare su una squadra di sana pianta: aspettiamoci meno pubblicità Alfa Romeo sui vari media, perché il testimonial di punta sarà quel logo sulla monoposto. Insieme ai telecronisti di tutto il mondo che urleranno “l’Alfa tenta il sorpasso!” e roba del genere.

Al tempo stesso, però, si è svelato il bluff del presunto abbandono del Circus da parte della Ferrari, paventato giusto qualche tempo fa dallo stesso Marchionne. La “partnership tecnico-commerciale” durerà diversi anni (probabilmente sabato sapremo quanti) e da Maranello continueranno ad arrivare i motori per la Sauber, nuovi questa volta, nonché il know-how. E a prezzi più alti che in passato, supponiamo. Da qualche parte i soldi per l’investimento dovranno rientrare, anche perché in attesa del piano industriale di FCA che verrà presentato con il nuovo anno gli altri progetti del gruppo sono “congelati”. Di liquidi ce ne sono pochi, vanno usati bene e fatti girare a dovere.

In questo scenario, la questione piloti è forse quella meno impellente. E’ vero che garantirsi uno sbocco sulla F1 per i giovani della Ferrari Academy è importante, ma non è detto che si debba avere tutto e subito. La trasformazione di Sauber in un team satellite, altro obiettivo nella lista, può realizzarsi in più fasi. Ora è importante puntellare Alfa Romeo, nei sogni degli appassionati e di conseguenza nelle vendite. Possibilmente, senza spendere troppo.

L'articolo Alfa Romeo in Formula Uno: una questione di visibilità. E di strategie proviene da Il Fatto Quotidiano.



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