ottobre 2017
Firenze

Il tramite tra Graviano e B. Una pista porta a Milano 3

L’indagine sui mandanti delle stragi punta all’intermediario che doveva portare a Berlusconi il messaggio del boss intercettato

Un Cln contro B. di

“Ah, ragazzi, scusate, dimenticavamo una cosetta: ci sarebbero poi Berlusconi e Dell’Utri indagati come mandanti delle stragi mafiose del 1993, ma non vi preoccupate, non è niente. Parliamo invece delle cose serie: il braccio destro della sindaca Appendino che fa levare una multa da 95 euro a un amico e dei delirii twittati contro Rosato […]

Disastro Rai

Orfeo fa scappare Gabanelli (dopo averla emarginata)

Finita l’autosospensione – La giornalista si dimette: era ferma da mesi in attesa che fosse creata la testata web della tv di Stato

di

Nemmeno a Londra è più tempo di “tette di zucchero”

Ministri e sottosegretari nella lista nera degli abusatori (di donne e uomini): c’è anche il braccio destro della primo ministro May

di
Sicilia

B. l’impresentabile: “I pm vogliono far vincere i grillini”

E nelle elezioni torna la parola scomparsa: “Mafia”

di

Commenti

Ecco la legge di Bilancio: “Tenga, buonuomo, si faccia una birretta”

L’etimologia non è chiarissima, quindi da dove arrivi la parola “mancia” non lo sappiamo esattamente. Però è affascinante una delle ipotesi: era la manica del vestito che la dama donava, si suppone con sorridente leggiadria, al cavaliere vincitore del torneo, una cosa che fa tanto Medio Evo, tavola rotonda, amor cortese e legge di Stabilità […]

di
Fatti chiari

Borsellino, l’ultima intervista e i misteri ancora da svelare

Ora che Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri sono di nuovo sotto inchiesta per le stragi di mafia è il caso che qualcuno trovi il modo di rispondere a una semplice domanda. Perché l’emittente francese Canal Plus, dopo l’attentato di via D’Amelio, non mandò subito in onda l’intervista che Paolo Borsellino aveva concesso a due suoi […]

Rimasugli

Visco 2, il film: “Tesoro, mi è sparito il risparmio”

Ieri Ignazio Visco, nella sua veste di confermato governatore di Banca d’Italia, s’è presentato – applauditissimo dalle molte grisaglie all’uopo convenute – alla Giornata del risparmio. Fra i molti “tutto va bene, madama la marchesa”, gli è sfuggito un dato, per quanto noto, interessante: “Il tasso di risparmio delle famiglie italiane, in passato elevato, è […]

Politica

Lo sberleffo

Dolori elettorali troppo radicali…

I Radicalisono una galassia complicata, si sa. Ci sono quelli transnazionali, transpartito eccetera che non si candidano. E poi ci sono i Radicali Italiani, quelli che hanno come faro Emma Bonino, che si candidano. O meglio vorrebbero, ma hanno il problema che invece Bonino no, lei non si vuole candidare alle elezioni, ma al giorno […]

di
L’Intervista – Alfredo D’Attorre

“Mdp non farà la lista satellite di Gori”

Il deputato bersaniano: “Non siamo i vassalli del Pd in Lombardia”

di
LECCA LECCA

Repubblica e lady Gentiloni: è amore

Certi amicidi Calcutta e alcuni pure di Delhi ci avevano avvertito, ma non volevamo crederci. E invece Repubblica ci conferma la notizia addirittura in prima pagina grazie all’apposito inviato: “In India la star è lady Gentiloni”. Minchia! Ma allora è vero! La coppia è in viaggio ufficiale e il cronista ha potuto abbeverarsi direttamente alla […]

di

Italia

BASE STORICA DEl MSI

Sgomberata sede Fd’I di Colle Oppio: “Non pagano dal 1972”

È stata sgomberataieri a Roma la sede di Colle Oppio di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale, dopo che il Comune aveva “riscontrato una soluzione di morosità prolungata nel tempo”, come ha spiegato su Facebook la stessa sindaca di Roma Virginia Raggi. Quella di Colle Oppio fu una storica sede del Movimento Sociale Italiano nel secondo […]

Addio Sandro, il giornalista dei “misteri d’Italia”

“Sai cosa non sopporto? Che giornalisti o magistrati si innamorino delle loro tesi. Così si perde di vista la verità”. In queste poche parole c’è tutto il senso di come si fa una inchiesta secondo un maestro del genere, Sandro Provvisionato, scomparso due giorni fa a 66 anni. Era molto orgoglioso di esser stato direttore […]

l’intervento

Un altro museo chiude nel silenzio

Nazionale d’arte orientale – Addio Palazzo Brancaccio a Roma. Si riapre fra due anni in periferia

di

Mondo

NordCorea

La vera minaccia di Kim è che salti in aria

Massacro atomico – Collassa un tunnel di un sito nucleare: 200 morti e rischio fuga radioattiva

di

Halloween insanguinato a Manhattan 8 ciclisti uccisi, l’investitore invoca Allah

Mediorientale investe decine di persone, aveva armi finte: ferito e fermato. “Atto terroristico”

di
Saltata in aria

Anticipò i Panama papers

Nata a Silema, Malta, il 26 agosto 1964, Daphne Caruana Galizia inizia a lavorare come giornalista nel 1987. All’inizio degli anni 90 scrive per il Sunday Times e collabora con The Malta Independent, ancora nel suo Paese. Nel 2008 apre il blog Running Commentary, che si specializza nel giornalismo di inchiesta e diventa uno dei […]

Cultura

IL FUMETTO

Un detective, 50 cloni e tutti con lo stesso psicanalista: fantascienza e altre follie

La nuova serie di Paul Jenkins, storico autore di Spider Man

In mostra

Gauguin l’alchimiste, Parigi celebra il suo artista “enigmatico”

Con una bella esposizione, il Grand Palais esalta la genialità del pittore: presenti oltre 230 opere tra dipinti, ceramiche, sculture, oggetti, incisioni, disegni e testi

di
Storie – La violenza domestica nascosta

Una vicenda di fantasia e un finale (pur)troppo reale

​”La verità è questa. Abbiamo litigato pesantemente, ci siamo strattonati, io mi sono stancata, volevo andare via da quella casa per portare fuori i figli. Non volevo assistessero ancora ad altre urla”. Una non verità, una bugia che Sofia racconta al comandante, che deve prenderla per buona. È la storia di Una vita spezzata scritto […]

L'articolo In Edicola sul Fatto Quotidiano del 1 novembre: proviene da Il Fatto Quotidiano.



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Una schiuma da barba, forse usata per fare uno “slime” fatto in casa o un’allergia, o magari una precedente cardiopatia. Sono le ipotesi sulle cause ancora da chiarire della morte di una bambina di 9 anni, avvenuta il 12 ottobre. Nel sangue della bimba sono state trovate quantità elevate di metaboliti del metanolo. Sul caso indaga la Procura di Roma, che ha disposto una consulenza.

Il metanolo è presente normalmente in alcuni solventi e vernici e l’arresto cardiaco, causa della morte della bambina arrivata al Bambin Gesù in condizioni disperate, è compatibile con l’avvelenamento da questa sostanza. “Il metanolo però è vietato nei cosmetici – sottolinea Antonino Reale, che dirige la Pediatria d’urgenza dell’ospedale romano – Inoltre la bambina ha nove anni, non è più nella fase in cui si mette tutto in bocca. Il caso deve essere studiato approfonditamente, al momento non ci sono elementi chiari”.

Dello stesso parere sembra essere la procura, che ha aperto un fascicolo di indagine, al momento contro ignoti, per il reato di omicidio colposo. La consulenza, disposta dal procuratore aggiunto Nunzia D’Elia e dal sostituto Maurizio Arcuri e che verrà depositata entro sessanta giorni, dovrà cercare di fare chiarezza su cosa abbia causato la morte della piccola. In primo luogo i consulenti dovranno verificare se la vittima fosse affetta da malformazioni cardiache o se a causare la morte sia stata una grave forma allergica a qualche sostanza che fino ad oggi non si era palesata.

In generale, spiega Reale, è comunque poco indicato mescolare sostanze chimiche sconosciute in casa. “La casa è il posto più pericoloso per un bambino tra uno e tre anni, che hanno una grande mobilità ma non il senso del pericolo – sottolinea l’esperto – I rischi in casa derivano dai detersivi, dai farmaci o dai cosmetici lasciati incustoditi, mentre un altro luogo pericoloso è il garage, dove potrebbero trovarsi carburanti, oli o acquaragia. Un altro problema non sempre affrontato riguarda le sostanze presenti nei giocattoli non di qualità. Un contatto occasionale non è pericoloso, ma se il gioco viene leccato per mesi può rilasciare sostanze tossiche. Vale sempre l’indicazione di non travasare liquidi in bottiglie prive di etichetta, ma anche quella di non ‘fidarsi’ delle capacità dei propri bambini. Molto spesso arrivano genitori che dicono ‘mio figlio non sapeva fare questa cosa’”.

L'articolo Bimba morta, tracce di metanolo nel sangue: la Procura dispone una perizia. “Forse ha mangiato uno slime” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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Al via l’operazione del Tesoro per rimborsare i piccoli risparmiatori coinvolti nella crisi del Monte dei Paschi di Siena. Alle 8.30 di martedì mattina è partita l’offerta di riacquisto di azioni della banca da parte del ministero dell’Economia dagli ex obbligazionisti del bond subordinato da 2,16 miliardi di euro Tier II con scadenza 2018. L’avvio dell’offerta, rivolta a 40mila piccoli risparmiatori coinvolti nella crisi dell’istituto senese e colpiti dal ‘burden sharing’, era atteso per lunedì. Ma il governo ha ritardato il decreto che avrebbe dovuto emanare nel weekend.

Soltanto nel tardo pomeriggio di lunedì è arrivata la firma del ministro Pier Carlo Padoan e successivamente il via libera della Corte dei Conti. L’offerta, che termina il 20 novembre prossimo alle 16.30 e la cui data di regolamento è il 24 novembre, interessa 237,69 milioni di azioni Mps, pari al 20,84% del capitale della banca. Chi aderisce allo swap riceve in cambio un bond senior dalla stessa banca. L’obbligazione verrà emessa per un massimo di 1,5 miliardi di euro, con una valorizzazione delle azioni di poco inferiore ai 6,5 euro.

Il rendimento del nuovo bond verrà stabilito nel dettaglio soltanto una volta che l’offerta sarà terminata. La nuova obbligazione maturerà il 15 maggio del 2018, praticamente allineata al vecchio bond che è stato convertito in azioni per permettere a Rocca Salimbeni di restare in piedi. Se l’adesione all’offerta sarà, come probabile, integrale, il Mef salirà quasi al 70% del capitale della banca senese. Via XX Settembre è già il primo socio con circa il 55% di Mps.

Sono esclusi dal provvedimento gli investitori professionali e le controparti qualificate. Dopo il ritorno in Borsa dei giorni scorsi e archiviato quest’ultimo capitolo indennizzi, Mps potrà sciogliere i nodi che restano sulla governance. Rocca Salimbeni deve riformare lo statuto e rinnovare il consiglio di amministrazione. Per farlo occorre convocare un’assemblea ordinaria e una straordinaria. L’ipotesi più accreditata, al momento, è quella di una convocazione a dicembre. Tuttavia non è escluso che la situazione di incertezza e l’atteso maxi rosso di esercizio per l’operazione di cartolarizzazione consigli di attendere la normale scadenza assembleare di primavera, per evitare che a presentare i conti, che saranno in affanno, sia un management senza alcuna responsabilità. Non solo. Ai nuovi consiglieri spetterebbe anche la scelta sull’eventuale azione di responsabilità contro gli ex vertici di Mps, Fabrizio Viola e Alessandro Profumo.

L'articolo Monte dei Paschi, arriva (in ritardo) il decreto sul riacquisto delle azioni dai risparmiatori danneggiati proviene da Il Fatto Quotidiano.



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“Padre Paolo Dall’Oglio è stato ucciso alcuni giorni dopo il suo sequestro”. Lo ha dichiarato A.A, jihadista marocchino, entrato nelle fila dell’Isis nel 2013, al quotidiano saudita As Sharq al Awsat che lo ha intervistato a Raqqa, nel quartier generale delle Forze Democratiche Siriane – coalizione predominata dai curdi, che hanno preso il controllo della città, un tempo capitale dello Stato Islamico in Siria. A.A, oggi messo in stato d’arresto dai curdi, nel 2014 era stato incaricato di coordinare gli arrivi dei volontari dal fronte nord, al confine con la Turchia. “Questo – spiega al quotidiano – a causa del fatto delle mie conoscenze linguistiche: parlo quattro lingue. Il mio compito era accogliere i jihadisti” che passavano il confine con la Turchia per raggiungere i territori siriani dell’autoproclamato califfato.

Un giorno, nell’estate del 2014, un anno dopo il sequestro di Dall’Oglio, degli emissari di una associazione vicina al Vaticano “ci hanno contattati per conoscere la sorte del gesuita e di un altro giornalista italiano che risultava disperso”, racconta A.A. Ma i vertici del Califfato rifiutarono di incontrare gli intermediari. “Quando avvisai il mio comandante, Abou Muhammed al-Iraqi – prosegue il jihadista, nato a Rabat nel 1982 – questi mi disse di non chiedere di Dall’Oglio”. E aggiunge, “i leader dello Stato Islamico mi dissero che Abou Luqman al-Raqqawi – un miliziano dell’Isis – aveva ucciso il monaco italiano pochi giorni dopo il sequestro”.

Durante questi anni, sulla sorte del gesuita italiano, scomparso nel nulla a Raqqa il 29 luglio 2013, sono circolate voci contrastanti. C’è chi lo dava per vivo e chi per morto poco dopo il sequestro. Nel 2014, Tahrir Syria, sito internet vicino all’opposizione siriana, pubblicò una intervista con un attivista siriano presente nella città di Raqqa che dava il gesuita morto “poche ore dopo il suo sequestro”. Mentre secondo l’Osservatorio Siriano per i diritti umani, con sede a Londra e una ampia rete di contatti in tutto il territorio siriano, tale notizia non era attendibile in quanto mancavano “indizi concreti sull’uccisione di Dall’Oglio”.

Un anno dopo, nel 2015, il Corriere della Sera intervistò un militante fondamentalista siriano, Tarek Khaldi, rifugiato in Germania. “Quello che so – disse Khaldi – è che Dall’Oglio venne ucciso in modo cruento quasi subito, al suo arrivo, perché cristiano. Se non ricordo male, il suo assassino si chiama Abu Walid al Ezza. I suoi vestiti insanguinati per mesi rimasero nelle mani di un certo Abu Owaled, che poi morì per una faida interna. Il governo di Damasco offrì un milione di dollari per averli, ma la trattativa non andò mai in porto”.

Notizia smentita successivamente sempre dall’Osservatorio Siriano secondo cui il gesuita era stato visto nella città siriana nell’agosto del 2015 da alcune fonti per informate. L’ultimo in ordine di tempo ad aver detto di avere prove riguardo al destino del sacerdote italiano era stato Saleh A. un giovane jihadista siriano che, secondo il quotidiano francese Le Monde, voleva raggiungere Roma per trattare con un certo “Carlos” la vendita al Vaticano di un video in cui ci sarebbe la dimostrazione che il religioso italiano è vivo.

L'articolo Padre Paolo Dall’Oglio, jihadista arruolato dall’Isis a quotidiano saudita: “È stato ucciso alcuni giorni dopo il sequestro” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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Un veicolo è piombato su una pista ciclabile a New York investendo alcune persone, riferiscono i media americani. Secondo alcune fonti, nell’area sono stati esplosi colpi di arma da fuoco.

L'articolo New York, veicolo su pista ciclabile: “Persone investite. Esplosi colpi di arma da fuoco” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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Metanolo nel sangue: mistero su una bimba morta a Roma

La piccola, dell'età di nove anni, è deceduta lo scorso 12 ottobre. La procura ha aperto un'inchiesta per fare luce sulla vicenda

Parole chiave: metanolo


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Carles Puigdemont e i suoi 13 ministri indagati per ribellione dovranno presentarsi in tribunale tra giovedì e venerdì per essere interrogati. Lo ha deciso il giudice della Audiencia Nacional Carmen Lamela, che due settimane fa ha ordinato la detenzione provvisoria per presunta ‘sedizione’ dei leader indipendentisti Jordi Sachez e Jordi Cuixart. Un procedura parallela è stata avviata davanti al Tribunale supremo contro la presidente del Parlament catalano Carme Forcadell e 5 membri sovranisti della presidenza dell’assemblea. Tutti rischiano fino a 30 anni di carcere. Il magistrato ha contestualmente ordinato al president destituito e agli altri politici sotto inchiesta di versare entro tre giorni una ‘garanzia’ di 6,2 milioni di euro, come chiesto dalla procura dello Stato spagnolo. Altrimenti, ha avvertito, i loro beni saranno pignorati.

Sono questi gli ultimi sviluppi giudiziari della vicenda legata all’indipendenza proclamata dalla Catalogna e alla reazione di Madrid, che hanno portato Puigdemont a rifugiarsi momentaneamente in Belgio, da dove oggi ha detto di essere pronto ad affrontare il carcere purché il “processo sia giusto ed equo”. Per il momento – come confermato dal suo legale – non chiederà asilo politico a Bruxelles, senza comunque escludere del tutto l’opzione. “Un mandato d’arresto europeo può sempre essere emesso” dalla Spagna, ha sottolineato l’avvocato del leader catalano. “Fino a quando ci sarà il rischio che la Spagna chieda che Puigdemont sia consegnato non si può escludere che chieda asilo politico – ha aggiunto – Quello che fa Puigdemont è perfettamente legale: ogni spagnolo è libero di venire in Belgio. Inoltre ha precisato lui stesso di aver scelto Bruxelles per beneficiare di un foro europeo”.

L’incriminazione del presidente destituito, intanto, viene fortemente criticata e i politici catalani sottolineano come la strategia del procuratore generale Juan Manuel Maza possa essere figlia della sua vicinanza al ministro della Giustizia spagnolo Rafael Català. La strategia viene definita “inaudita” e “giuridicamente infondata” dall’avvocato del President Jaume Alonso Cuevillas, soprattutto perché rappresenta una lettura ‘politica’ dell’articolo 472 del codice penale post-franchista modificato dal Parlamento nel 1995, secondo il quale perché si possa parlare di “ribellione” deve esserci un “sollevamento pubblico e violento”. Che in Catalogna non c’è stato.

Contro l’incriminazione si è schierato anche il costituzionalista Diego Lopez Garrido, ex deputato socialista ed ex segretario di Stato di José Luis Zapatero, uno dei padri della riforma del codice penale: la “ribellione”, ha detto a Punt Avui, esiste solo “nell’immaginazione” di Maza, che da due mesi guida l’offensiva della giustizia e della polizia spagnole contro il Govern catalano. “Non abbiamo mai usato la violenza, e ci equiparano ai terroristi”, denuncia anche il ministro degli Interni del Govern destituito Joaquim Forn, ricordando che in Spagna il reato di ribellione è equiparato a quello di “terrorismo”.

L'articolo Catalogna, Puigdemont interrogato entro venerdì. Segretario di Stato con Zapatero: “Ribellione immaginata dalla procura” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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Il Rosatellum, la nuova legge elettorale, è “come il vestito di Coco Chanel“, ribadisce. Cioè è cucito addosso ai partiti che l’hanno ideato. Un sistema per cui “chi c’è, c’è e chi non c’è, non c’è” dice Emma Bonino al congresso dei Radicali. Il numero di firme necessarie per chi non è già rappresentato in Parlamento è quasi impossibile da raggiungere, “andare da soli non ci è permesso”, insomma. Così in vista delle elezioni politiche ai Radicali restano due opzioni, dice. La prima, un’intesa col Pd: ma, avverte, “non siamo in svendita né in vendita, l’idea del Re Sole e le costellazioni, caro segretario Pd, non fa per noi”. La seconda: una lista con Giuliano Pisapia che “credo siano anche loro in grande difficoltà anche se non dovranno raccogliere le firme”. Certo, il sogno è andare da soli, ma bisognerebbe “raccogliere 850 firme per collegio su 65 collegi plurinominali in pochissime settimane“, ricorda l’ex ministro degli Esteri. Un’impresa. Così la strada si fa una strettoia. Il Pd tende la mano che però per ora appare un po’ tiepidina. “Sono più le cose che ci uniscono che non quelle che ci dividono” dice il vicesegretario Maurizio Martina.

Il Pd non sembra il ritratto dell’entusiasmo, così prova ad alzare il volume della proposta il senatore e sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, promotore della lista Forza Europa, che parla di una “lista europeista, liberale, radicale, riformatrice, per partecipare a sfida vera, anche in coalizione”. Una sintesi che attira sia il Psi (“Opportunità di una lista laico-riformista” spiega il segretario Riccardo Nencini) sia i Verdi (con Angelo Bonelli che si dice “pronto al confronto”).

“Benedetto – riflette la Bonino – ci ha detto che la sua ipotesi è che Forza Europa vada in coalizione con il Pd perché sa che non raccoglie le firme e noi pure. Se invece vai con un partito ti mette a disposizione gli autenticatori poi se rimani sotto il 3 per cento tanto meglio così porti i voti ma non le seccature”. Il ragionamento si basa sul fatto che i partiti coalizzati che non raggiungono il 3 per cento ma superano l’1 non entrano in Parlamento, ma vedono i propri voti spalmati sulle altre liste della coalizione che la soglia del 3 la superano. Tra l’altro la leader radicale racconta anche che il sottosegretario Pd Sandro Gozi “in modo un po’ rozzo ci ha fatto una proposta: di là c’è il diavolo e di qua l’acqua santa: francamente è strabiliante perché tutti sappiamo che con il mezzo diavolo (Forza Italia, ndr) dovrà fare una grande coalizione. Non mi pare questa l’unica motivazione e certo non saremmo vincolati dopo il voto… L’altra è la lista Pisapia che godrebbe dell’esenzione delle firme per uno strano meccanismo abbastanza bizzarro che fa capo ad un deputato“. La differenza tra raccogliere le firme e non raccoglierle sta nel fatto di essere o meno già rappresentati in Parlamento.

Ma prima di avviare un confronto, Bonino mette in chiaro rivolta soprattutto al Pd: “Se penso di potermi alleare bisogna che questo qualcuno anche solo per buona educazione si manifesti, non posso interpretarlo in una dichiarazione stampa di chi, nottetempo, passa da Vado da solo ad una lista di desiderata come una specie di Re Sole“. E avverte: “Noi siamo molto più piccoli ma abbiamo una storia, una credibilità, un patrimonio che siamo disponibili a mettere a disposizione ma bisogna negoziare. Vi ricordate la trattativa che facemmo con Veltroni? Non siamo in svendita né in vendita“.

Il Pd, invece, risponde prima con il vicesegretario Maurizio Martina e poi con il coordinatore della segreteria Lorenzo Guerini. Per ora, però, siamo all’abc:  “Siamo pronti al confronto di merito sul progetto, nel pieno rispetto dei punti di vista di ciascuno, con tutti coloro che sono interessati a collaborare con noi per l’alternativa a destra e Cinquestelle – dice Martina – Sono convinto che siano più le cose che ci uniscono che non quelle che ci dividono”. Guerini vicesegretario Pd, risponde che “noi siamo aperti al confronto, rispettosi di storie, idee e sensibilità di tutti i soggetti e le personalità che siano interessate a costruire un campo riformista, innovatore e con lo sguardo rivolto all’orizzonte europeo, alternativo alle chiusure e ai populismi della destra e dei 5stelle“. Guerini assicura, insomma, che il Pd è pronto “a collaborare insieme convinti che la costruzione di un campo largo, inclusivo e plurale sia utile all’Italia ed anche all’Europa per raccogliere positivamente le sfide che stanno innanzi a noi”.

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“E’ stata sgomberata a via delle Terme di Traiano a Roma una sede di FdI-AN: erano morosi dal 1972″. L’annuncio di Virginia Raggi è stato fatto durante la prima diretta su Facebook dal titolo “La Sindaca Risponde”, durante la quale ha risposto alle domande degli utenti. “Si trovavano all’interno della sede comunale”, ha detto la prima cittadina M5s della Capitale. “Il contratto era scaduto nel 1972. Quindi da quella data occupavano una sede del Comune. E non pagavano i canoni. Credo che il ripristino della legalità passi anche da un’azione energica nei confronti di quei soggetti, in questo caso partiti, che tra l’altro prendono rimborsi elettorali assai cospicui”. La decisione dello sgombero della sede occupata dai rappresentanti dei due partiti è arrivata dopo che a fine agosto ha fatto discutere lo sgombero di via Indipendenza dove erano alloggiati famiglie di rifugiati e per le quali ancora non è stata trovata una soluzione definitiva. Proprio in quell’occasione si era parlato di altri casi “simili”, dove però ad essere morosi erano i partiti politici.

La sindaca ha anche annunciato che saranno aumentati il numero di “accertatori in Atac”: “Stiamo aumentando il numero di accertatori. Finalmente la Regione ci ha sbloccato i corsi di formazione per gli accertatori e passiamo dagli attuali oltre 190 dirigenti e quadri abilitati ad averne altri 800. Si tratta di amministrativi che già lavorano in Atac che all’esito di questo corso di formazione potranno raggiungere i loro colleghi su bus e metro e aiutarci nel contrasto all’evasione, tanto odiosa quanto grave”.

Per quanto riguarda invece il tema rifiuti, altro punto sensibili, ha detto che sarà aumentato il numero di ispettori: “In Ama abbiamo 40 ispettori, entro fine anno ne saranno abilitati altri 40. E’ evidente che nel momento in cui avremo la possibilità di dispiegare 80 unità di personale i controlli potranno essere effettuati in misura maggiore. Non sarà sufficiente dovremo abilitarne altri e su questo c’è da fare anche un lavoro di cesello con i sindacati perché stiamo chiedendo ai lavoratori di assumere anche un’altra attività che tuttavia serve alla città”. Raggi ha quindi detto che saranno installate varie telecamere: “Stiamo provvedendo anche all’installazione di una serie di telecamere. In parte sono state già attivate le procedure di gara. Si tratta di telecamere di altissima qualità in punti strategici per avere la situazione sotto controllo, ma è impensabile che siano installate sopra ogni cassonetto o in ogni strada. Ama deve intensificare il suo lavoro” ma “noi dobbiamo essere i primi a conferire correttamente i rifiuti”.

 

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Dall’1 al 5 novembre Lucca, nell’ambito dell’annuale fiera dedicata a fumetti e videogiochi, ospiterà gli Italian Esports Open 2017 nell’esclusiva cornice dell’Auditorium San Romano, ex chiesa sconsacrata del XIII secolo, che per l’occasione tornerà a vestire i panni dell’Esports Cathedral. Gli Italian Esports Open, organizzati da ESL Italia, vedranno durante i 5 giorni di competizioni sfidarsi alcuni dei migliori pro-player italiani ed internazionali – incluse alcune glorie del passato – per un montepremi totale di 37.000 euro.

Ad aprire le danze sarà Starcraft: Remastered, la vecchia gloria appena tornata sul mercato nella sua versione rimasterizzata, che vedrà sfidarsi 8 giocatori – 5 invitati, 3 qualificati tramite appositi tornei – tra cui l’italiano Carlo “ClouD” Giannacco ed il sudcoreano Lee “FirebatHero” Sung Eun. Il primo novembre si svolgerà una prima fase a gironi (2 da 4 giocatori) seguita il giorno dopo da un torneo a doppia eliminazione a cui avranno accesso i migliori due di ogni girone, in palio un montepremi di 16.000€. L’evento vedrà il commento italiano affidato ad Alessandro “Vasa” Vasarri e Simone “AkiRa” Trimarchi, mentre il commento in lingua inglese sarà affidato alla coppia formata da Janus “Sayle” China e da Zoe “Cadenza” Summers.

Il 3 e il 4 novembre andrà in scena invece il torneo 1vs1 di Quake Champions, l’ultimo arrivato nella celebre saga di sparatutto firmato Bethesda, e vedrà sfidarsi sempre per un montepremi di 16.000 euro otto giocatori europei tra cui i primi tre classificati nell’1vs1 al QuakeCon – Nikita “Clawz” Marchinsky (Biellorussia), Sander “Voo” Kaasjagere (Olanda) e Anton “Cooller” Singov (Russia) – e gli italiani Thomas “HAL” Avallone e Mattia “RZD” Calvani. Anche in questo caso si terrà una prima fase con due gironi da quattro giocatori, seguito da un torneo a doppia eliminazione, a cui si qualificheranno i migliori due di ogni girone, per determinare il vincitore. Il commento italiano vedrà ai microfoni Simone “AkiRa” Trimarchi e Riccardo “v1ci0us” Zanocchio, mentre quello inglese Jason Kaplan e Dan “zsx” Sanders.

In chiusura, il 5 novembre, si terrà un torneo di Overwatch che vedrà in campo 8 squadre capitanate da altrettanti pro-player – tra cui l’italiano Edoardo “Carnifex” Badolato, l’olandese Thomas “Morte” Kerbushe e l’estone Hendrik “Vallutaja” Kinks – che saranno assistiti dai propri fan. Il commento inglese sarà affidato a Jason Kaplan e Josh “SideshowGaming” Wilkinson, mentre quello italiano vedrà alternarsi Alessio “Lelouch” Zucchelli, Maicol “Nurarhion” Massarenti, Gabriele “Rehtael” Riboldi e Simona “Nymphalis” Tringali.

L’intero evento, con commento in italiano, sarà trasmesso in streaming sul canale Twitch di ESL Italia e sulla loro pagina Facebook, mentre il commento inglese sarà visibile sui canali Twitch internazionali di ESL dedicati ai singoli titoli.

L'articolo Gli Italian Esports Open 2017 di ESL al Lucca Comics & Games dall’1 al 5 novembre proviene da Il Fatto Quotidiano.



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La finlandese HMD Global ha annunciato oggi il Nokia 2, uno smartphone Android di fascia bassa che arriverà il prossimo anno sul mercato italiano, in versioni single e dual sim, con un prezzo di listino a partire da 99€.

Il Nokia 2 si presenta con una scheda tecnica certamente non entusiasmante – simile a quelle presenti alcuni anni fa nelle fasce superiori – ma perfettamente in linea con il prezzo a cui viene offerto: display da 5″ HD, scocca in alluminio con design simile agli altri smartphone del marchio, SoC Snapdragon 212 con CPU Quad Core da 1.3GHz, 1 GB di Ram, 8 GB di memoria interna (espandibile tramite micro sd ), fotocamera posteriore da 8MP con autofocus e flash led , fotocamera anteriore da 5MP, batteria da 4100mAh (capace secondo il produttore di offrire due giorni di utilizzo con una singola ricarica) e supporto alle reti 4G. Come la restante gamma di smartphone a marchio Nokia prodotti da HMD, a bordo si troverà Android 7.1.1 in versione pura, senza software o interfacce del produttore, con la garanzia di ricevere mensilmente gli update di sicurezza ed in futuro anche Android 8.

L'articolo Nokia 2: arriva l’entry level che promette due giorni con una singola ricarica proviene da Il Fatto Quotidiano.



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Due emendamenti infilati nel decreto legge fiscale per superare l’obbligo da parte dei genitori di andare a prendere i figli a scuola. A presentare gli emendamenti per il Partito democratico sono stati Andrea Marcucci e Francesca Puglisi: “A nome del gruppo Pd – hanno dichiarato i senatori dem – abbiamo depositato due emendamenti per garantire l’autonomia di scelta dei genitori nell’andare a riprendere i figli dalle scuole medie”. Il testo prevede che i genitori, i tutori e i soggetti affidatari dei minori possono autorizzare le scuole a “consentire l’uscita autonoma dei minori di 14 anni” al termine dell’orario di lezione, esonerando il personale scolastico “dalla responsabilità” prevista dalla legge. Dei circa mille emendamenti al Dl Fisco depositati in commissione Bilancio del Senato, diversi riguardano proprio la discussa legge sull’obbligo di vigilanza sui minori quando escono da scuola, ha confermato il relatore del decreto Silvio Lai. A presentare emendamenti è stato anche Mdp: “È un tema che andava risolto subito”, ha dichiarato il capogruppo Cecilia Guerra. Il testo di Mdp ricalca gli emendamenti del Partito democratico e specifica che l’uscita va “autorizzata dai genitori per iscritto, con nota indirizzata al dirigente”.

“Abbiamo spinto noi perché fosse presentato l’emendamento, utilizzando il decreto legge per risolvere la questione velocemente“, ha rivendicato il ministro del’Istruzione Valeria Fedeli. Che in un primo momento aveva difeso la normativa: “È la legge – aveva dichiarato – per i nonni è un grande piacere andare a prendere i nipotini”. Poi, dopo il consiglio dei ministri, una parziale retromarcia: “È un argomento su cui abbiamo fatto un lungo approfondimento. Le scuole, attualmente, stanno operando scelte che sono conformi al quadro normativo vigente in materia di tutela dell’incolumità delle studentesse e degli studenti minori di 14 anni”.

Sulla questione era intervenuto anche il segretario del Partito democratico Matteo Renzi: “Sono allibito, ho chiesto di cambiare la legge. Poi, studiando la vicenda e la pronuncia della Cassazione, ho capito meglio i termini della questione. La legislazione italiana tutela il minore, e fa benissimo, ma dimentica l’autonomia che è valore educativo e pedagogico importantissimo”. Il caso è nato infatti dopo un pronunciamento della Corte di cassazione riguardo al caso di un bambino di 11 anni investito da un bus dopo essere uscito di scuola. La Suprema corte non aveva escluso la responsabilità dell’istituto scolastico, affermando che il personale scolastico deve far salire e scendere dai mezzi di trasporto davanti al portone della scuola le alunne e gli alunni, compresi quelli delle scuole medie. E deve comunque vigilare fino al subentro della vigilanza dei genitori o delle persone da loro incaricate.

Da qui la proposta del ministro Fedeli di introdurre una nuova legge che possa permettere ai genitori di “firmare una liberatoria” in modo da scagionare dal punto di vista i vari istituti scolastici.

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Milena Gabanelli avrebbe inviato una lettera di dimissioni dalla Rai, a partire dal 15 novembre, rifiutando l’offerta della direzione generale della condirezione di Rai News per lo sviluppo del portale web e del ritorno alla sua storica trasmissione Report.

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L’intervento di Ignazio Visco alla Giornata mondiale del Risparmio appartiene al novero delle occasioni sprecate. Più che per le polemiche politiche che ha suscitato la sua riconferma nell’incarico, con il maldestro tentativo elettoralistico del segretario del Pd Matteo Renzi di rifarsi una “verginità bancaria” a spese di Via Nazionale, il governatore avrebbe potuto approfittare dell’occasione per riaprire un dialogo con i cittadini cercando di spiegare cosa davvero non ha funzionato in questi anni e che cosa andrebbe fatto da subito per impedire che si ripetano casi analoghi a quelli di Mps, delle Popolari venete, delle quattro banche finite in risoluzione nel novembre 2015 e di altre banche e banchette sparse per la penisola.

Casi costati parecchio ai risparmiatori coinvolti, ai contribuenti chiamati a salvare alcune di queste banche e a quasi tutti i detentori di conti correnti che si sono visti scaricare addosso sotto forma di maggiori spese i costi dei salvataggi “privati”, quelli cioè ad opera del sistema bancario stesso. Occasione mancata perché il governatore della Banca d’Italia non ha speso una parola né su questi, né su quelli, limitandosi a una difesa d’ufficio dell’operato dell’istituzione da lui diretta e chiamando a propria discolpa il Fondo monetario internazionale che a fine del 2013, al termine di un’attenta analisi dei “dati relativi ai singoli intermediari”, aveva giudicato “il sistema bancario italiano particolarmente resiliente e l’azione di vigilanza robusta ed efficace”.

Come l’Fmi abbia potuto valutare l’azione di vigilanza della Banca d’Italia e, soprattutto, a che titolo lo abbia fatto non è dato a sapersi (non ci risulta che il Fondo che ha sede a Washington abbia poteri di controllo e supervisione sulle banche centrali dell’Eurosistema). Ma non è (solo) questo il punto: dalle parole di Visco emerge una volta in più lo scollamento tra quello che la Banca d’Italia interpreta essere il proprio ruolo a tutela del risparmio e quello che invece i cittadini pensano che debba essere. Visco, a modo suo, cerca anche di spiegarlo quando dice che “alla tutela del risparmio concorrono due ampie categorie di politiche pubbliche, quelle volte a garantire la stabilità del sistema finanziario e quelle a difesa del risparmiatore, quale consumatore di servizi finanziari”. La Banca d’Italia, da sempre, guarda alla stabilità del sistema finanziario e sull’altare di questa è disposta a sacrificare il “risparmiatore”, che deve essere tutelato da altri, vale a dire dalla Consob e dall’Ivass (l’autorità di controllo delle imprese assicurative).

Sulla base di questo ragionamento risulta più chiaro comprendere come mai negli anni scorsi siano finite nei portafogli della clientela delle banche in crisi così tante azioni e obbligazioni subordinate: le operazioni di rafforzamento patrimoniale sono state autorizzate e realizzate su invito stesso della Banca d’Italia per preservare la stabilità del sistema, altri avrebbero dovuto peritarsi di evitare che questi titoli venissero venduti a soggetti non in grado di comprenderne i rischi. Visco non lo dice, ma è su questo “cortocircuito” tra autorità di controllo che si è giocata (anche) la crisi bancaria degli ultimi anni: la mano destra non solo non sa ciò che fa la sinistra, ma se ne disinteressa esplicitamente. E il dettato Costituzionale? Il governatore della Banca d’Italia spiega come la tutela del risparmio sia “una materia oggi assai più complessa e articolata di quanto lo fosse nell’Italia del dopoguerra, quando fu prevista nella nostra Costituzione; richiede il contributo di una pluralità di attori, inclusi gli stessi risparmiatori”.

Peccato che in questi anni le autorità di controllo si siano ben guardate dall’agire di concerto e, quando invece hanno deciso di farlo, è stata una fortuna che non abbiano prodotto danni ancora maggiori a danno dei risparmiatori, come nel caso dei tentativi di portare in Borsa le due ex popolari venete: due operazioni che vennero autorizzate per le rispettive competenze da Banca d’Italia e dalla Consob, che diede anche il via libera a dei prospetti informativi palesemente fuorvianti e infarciti di dati falsi. Le due autorità, di concerto con il governo all’epoca presieduto da Matteo Renzi, decisero di immolare la tutela del pubblico risparmio sull’altare della stabilità finanziaria tentando di rifilare ai risparmiatori due banche ormai fallite. Fortunatamente i risparmiatori si mostrarono più saggi di coloro che oggi pretendono di educarli, quasi nessuno abboccò all’amo e i due tentativi di quotazione abortirono sul nascere. Oggi, nella Giornata mondiale del Risparmio, ci sarebbe piaciuto che qualcuno almeno chiedesse scusa.

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Un “predicatore d’odio”, un imam che “girava” per moschee  inneggiando al jihad e ai combattenti in Siria. Idriz Idrizovic, 39 anni, kosovaro, era noto agli investigatori dell’Antiterrorismo. Le sue prediche, “il suo proselitismo sulla base di esplicite posizioni integraliste” gli sono costate l’espulsione. Gli uomini del Ros sono andati a prenderlo a casa dove sono rimaste la moglie e cinque figlie per imbarcarlo sull’aereo per Pristina. È considerato “un pericolo per la sicurezza nazionale” e il decreto che lo ha allontano è stato firmato dal ministro dell’Interno Marco Minniti.

Ex mujaheddin ai tempi della guerra del Kosovo, è arrivato in Italia una decina di anni fa con la famiglia. Ultimamente si era stabilito a Olgiate Molgora, nella Brianza lecchese, dove è stato trovato lunedì mattina, ma per anni è stato uno dei tanti imam itineranti senza una base fissa. I carabinieri ritengono che sia stato in contatto con diversi personaggi dell’integralismo islamico, ad esempio con Idriz Bilibani, altro kosovaro arrestato nel suo Paese nel 2014 perché coinvolto in attività terroristiche. Oppure con Husein Bosnic, detto Bilal, bosniaco, personaggio noto da decenni alle cronache, prima appartenente alla brigata Al Mujahid presente nel conflitto balcanico alla fine degli anni ’90 e poi, una quindicina di anni dopo, arrestato dalla Polizia bosniaca che lo riteneva un elemento di spicco di un’organizzazione che finanziava e reclutava foreign fighters da inviare sugli scenari di guerra di Iraq e Siria.

Il sospetto è che Idrizovic avesse contatti anche con altri estremisti in Italia e non. Spesso si collegava a un’emittente radiofonica kosovara che trasmette in bassa frequenza solo nella zona del villaggio di Restelica Gora e nel resto del mondo via web e durante i quali leggeva, traduceva e commentava (a modo suo) passi del Corano. Le indagini del Ros e dagli accertamenti della polizia tedesca è emerso che il 39enne aveva intessuto rapporti con la comunità islamica kosovara di Dortmund dove sarebbe andato alla fine del 2016. Qualche mese dopo ha chiesto il rilascio della carta di soggiorno per potersi trasferire dall’Italia in Germania per ricoprire il ruolo di imam ma nel luglio scorso le autorità tedesche lo hanno respinto al suo arrivo all’aeroporto di Colonia notificandogli un provvedimento di divieto di ingresso per 4 anni perché considerato “predicatore d’odio” e “salafita coinvolto nella radicalizzazione di combattenti stranieri per lo stato islamico“.

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I dati non definitivi contenuti negli allegati tecnici al disegno di legge di bilancio 2018, analizzati dall’Osservatorio MIL€X sulle spese militari italiane, mostrano che spese per le forze armate continuano a crescere, in particolare le spese in nuovi armamenti. Il budget previsionale del Ministero della Difesa aumenta del 3,4% passando dai 20,3 miliardi del 2017 ai quasi 21 miliardi del 2018. Nel dettaglio: 6,2 miliardi per la funzione sicurezza (Carabinieri), 13,9 miliardi per la funzione difesa (9,7 miliardi per il personale di Esercito, Marina e Aeronautica, 1,5 miliardi per l’Esercizio e 2,8 miliardi per gli investimenti in armamenti e infrastrutture), 341 milioni per l’ausiliaria e oltre 100 milioni per le funzioni esterne (1/4 per i voli di Stato).

Aggiungendo a questa cifra le altre voci di spesa militare calcolate dall’Osservatorio MIL€X (i 3,5 miliardi di stanziamenti del Ministero dello Sviluppo Economico per l’acquisizione di nuovi armamenti, i circa 1,3 miliardi di costo delle missioni militari all’estero sostenute dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, gli oltre 2 miliardi del costo del personale militare a riposo a carico dell’Inps e gli oltre 600 milioni dei costi delle basi USA e dei contributi al budget NATO) e sottraendo invece i costi non militari (i 3 miliardi per i Carabinieri in funzione di polizia e ordine pubblico e 448 milioni per i Carabinieri in funzione di guardia forestale), la spesa militare italiana complessiva aumenta del 4% passando dai 24,1 miliardi del 2017 agli oltre 25 miliardi del 2018, pari all’1,42% del PIL previsionale (nel 2017 la percentuale era l’1,40).

L’aumento più sostanzioso (+15% rispetto al 2017, pari a 800 milioni) riguarda la spesa per nuovi armamenti, che nel 2018 passerà da 5,3 a 6,1 miliardi sommando gli stanziamenti della Difesa (2,6 miliardi contro i 2 miliardi del 2017) e quelli del Mise (3,5 miliardi contro il 3,4 del 2017).

Di conseguenza, secondo i calcoli dell’Osservatorio MIL€X nel 2018 la tripartizione effettiva della spesa militare (personale, esercizio e investimenti, che secondo la riforma Di Paola dovrebbe tendere al 50%-25%-25%) sarà 57% per il personale, 13% per l’esercizio e 30% per gli investimenti in armamenti e infrastrutture.

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Fabrizio Corona davanti ai giudici: “Ho pagato 9 milioni di tasse”

L’ex fotografo dei vip nel difendersi ha anche detto: “Chi l'ha mai pagato un solo euro dalla galera, Mantovani? O Formigoni, che non andrà mai in galera?". La replica dell’ex governatore della Lombardia: “Differenza tra me e te è lo stile”



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“Se credo agli impegni del governo sull’approvazione dello ius soli entro la legislatura? Spero almeno quello, ma vedo che Renzi si è anche dimenticato di citarlo…”. Commenta sarcastico Pier Luigi Bersani (Mdp-Articolo Uno) l’ipotesi che l’atteso provvedimento sulla cittadinanza, più volte rimandato, diventi legge prima dello scioglimento delle Camere. Così come assicurato dal ministro dell’Interno Marco Minniti, durante un incontro a Torino. “Sono pronto a tutto per una norma di civiltà – ha continuato Bersani – ma non basta. Aggiungerei dell’altro. Ci sono 800mila persone che aspettano lo ius soli e altre 400-500mila che già assistono i nostri anziani o lavorano dai nostri artigiani, ma sono come dei fantasmi”. Quindi, spiega Bersani, serve “un processo graduale, non una sanatoria, di regolarizzazione

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“È una sentenza che farà giurisprudenza”. Quasi esulta l’avvocato Pierfrancesco Torrisi, pur sapendo che in verità c’è poco da festeggiare, avendo condotto in prima persona una battaglia che nasce dal dolore. È successo che oggi, per la prima volta in Italia, è stata riconosciuta la responsabilità civile della Commissione Adozioni Internazionali (Cai) per omessa vigilanza. Questo si legge, nero su bianco, in una sentenza del Tribunale civile di Roma intervenuta sul caso delle adozioni truffa in Kirghizistan. Il giudice Assunta Canonaco ha condannato l’ente Airone Onlus e insieme la Cai, autorità di controllo sul settore afferente al governo, a rifondere a una coppia, i coniugi Falena-Lepre, 178mila euro oltre spese di giudizio.

Il caso risale al 2012 quando i coniugi e altre 20 coppie partirono alla volta dell’ex Repubblica sovietica, nella capitale Bishkek, per adottare dei bambini appunto tramite l’ente con sede principale a Savona, poi Bergamo e Roma. Adozioni rivelatesi poi irrealizzabili perché i bambini avevano una famiglia e non erano in stato di abbandono. La denuncia della coppia, cui erano state abbinate due gemelline, ha dato avvio all’indagine e ha portato alla radiazione dell’ente in questione. Dopo cinque anni questa sentenza riconosce “evidenti gravi irregolarità”.

A nulla sono valsi, si legge nella sentenza, i tentativi della coppia di segnalare le anomalie riscontrate durante l’iter all’autorità pubblica che sovrintende il funzionamento delle adozioni per conto di Palazzo Chigi. “Tra il settembre 2011 e il maggio 2012 – si legge – gli attori avevano inviato numerose mail sia all’associazione che alle autorità competenti, tra cui la Commissione adozione internazionale CAI, in cui erano segnalate numerose incongruenze nella procedura, chiedendo un intervento adeguato”. Non ottenendo una tempestiva quanto necessaria risposta. Tanto che “solo il 19 marzo 2013”, cioé a distanza di quasi due anni, provvederà alla revoca dell’autorizzazione all’ente “così contribuendo a provocare i gravi danni lamentati”.

Senza per altro “intervenire concretamente, senza sospendere le procedure in atto, senza informare le famiglie coinvolte, revocando l’autorizzazione all’ente solo nel marzo 2013, dopo oltre un anno, consentendo quindi all’Airone di continuare ad operare nel paese estero in danno degli attori”.

Ora sarà il Tribunale di Savona a stabilire se intorno alle adozioni fantasma girava un vero e proprio racket di minorenni spacciati per “orfani”, gestito dall’oggi latitante Alexander Anghelidi, imputato insieme ad altre 4 persone nel processo, tuttora in corso a Savona, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa per la compravendita di bambini come ipotizzato dalla PM Daniela Pischetola.

Al momento una cosa è certa. Era noto, scrive la magistrata Canonaco nella sentenza di Roma, “che l’Ente Airone Onlus operava tramite un referente di fatto diverso da quello indicato alla Commissione, mentre non erano stati raccolti dall’ente accreditato documenti fondamentali quali le schede dei bambini”. La sentenza conferma quindi l’impianto accusatorio esposto anche dinnanzi al Tribunale penale di Savona. Ma intanto decine di coppie italiane coinvolte nella vicenda kirghiza attendono ancora giustizia e soprattutto sperano di sapere in quale stato versino i bimbi che hanno conosciuto e mai più rivisto, vittime innocenti di un ignobile raggiro.

“A nome della coppia assistita – dice l’Avvocato Pierfrancesco Torrisi –  l’unica a essere oggi risarcita, si esprime ampia gratitudine alla Magistratura, nella quale si è sempre confidato”. Poche parole dai coniugi. “Continueremo a batterci affinché non accadano in futuro drammi simili, è necessario uno sforzo congiunto, da parte di tutti gli enti e le autorità preposte al controllo”, dichiarano i Falena. “Il percorso adottivo deve essere una strada di incontro e di amore, nella massima trasparenza ed efficienza, sempre protetto e nel rispetto della Legge per tutelare i minori e le famiglie”.

 

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“Da quando, il 14 agosto scorso, ho pubblicato su Facebook un post nel quale annunciavo che avrei denunciato chi mi offende sui social, la violenza nei miei confronti è crollata”. Lo ha detto la presidente della Camera, Laura Boldrini, intervenendo insieme alla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli alla presentazione della campagna ‘Basta bufale‘ al liceo Visconti di Roma. “Hanno capito che rischiano molto” ha aggiunto Boldrini, riferendosi agli autori delle offese. La presidente della Camera ha spiegato che “ogni giorno” le arrivavano “messaggi sconci e violenti”. “L’insofferenza è aumentata negli anni, anche perché non si fermavano. Questa estate c’è stato un picco di minacce e ho deciso di dire basta. Invito chi è nelle mie condizioni a denunciare, a non convivere con una umiliazione costante”

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Italia, aumento rifiuti e differenziata: le città più e meno virtuose

Secondo il report dell'Ispra, nel 2016 il Veneto è in testa alle classifiche (così come tutto il Nord). Il dato sui materiali riciclabili è raddoppiato in 10 anni, ma resta lontano dall'obiettivo del 65%. E intanto sono aumentati anche i costi per gli abitanti



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Keep calm and enjoy Halloween. Nel senso di non prendere troppo sul serio le polemiche tra chi festeggia e chi invece è rigorosamente tradizionalista, dunque celebra i Santi il primo novembre e commemora i Defunti il 2.

Come tutto quel che viene da oltreoceano è sempre una questione di gusti, prendiamola a ridere che è meglio. Così fanno a Hollywood quando si girano pellicole horror, molto spesso con ironia e autoreferenzialità. Come quella che i registi mettono, ad esempio, nelle auto e più in generale nei mezzi scelti per i film.

Devono essere imponenti e mettere paura anche loro, ovviamente. Cosa meglio dunque di berlinone e truck yankee? Prevalentemente, anche se non sempre, di colore nero. A sottolineare quest’orientamento è una ricerca della società di consuenza americana HPI, rivelando che questi veicoli hanno il giusto mix di ingombri e aggressività per impressionare il pubblico.

La HPI ha anche stilato una lista dei veicoli più famosi e/o spaventosi della filmografia americana. Che si apre col trattore per semirimorchio che appare nel film di Stephen King Maximum Overdrive, del 1987, e annovera anche l’autocarro cisterna Peterbilt utilizzato in Duel (1971) di Steven Spielberg, come pure il camion Chevrolet protagonista in Jeepers Creepers (2001) di Victor Salva.

Tralasciando variazioni sul tema come l’ambulanza di Ghostbusters (1984) o i carri funebri Packard di The Hearse (1981), tra le auto più inquietanti del cinema ci sono la Lincoln Continental in The Car di Elliot Silverstein (in Italia “La Macchina Nera” del 1977, di cui vedete la foto sopra) con carrozzeria modificata e poteri soprannaturali, la Oldsmobile Delta 88 della serie di tre film Evil Dead, e la Plymouth Fury del ’58 utilizzata in Christine la macchina infernale (1983). Infine, nota di merito anche per Quentin Tarantino, che nel suo Death Proof del 2007 racconta la storia di uno stuntman assassino seriale la cui vettura è una Chevrolet Nova del 1970.

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Non serve andare alle Cayman, niente diamanti in Tanzania. Per arginare le pretese dei giudici basta cambiare ufficio, senza neppure spostare la poltrona. Nei giorni scorsi si è molto parlato delle dimissioni di Pietro Grasso che ha lasciato il Pd per il Gruppo Misto. Tormenti politici. Meno pubblicità ha avuto un altro addio eccellente, quello di Roberto Calderoli che lascia la Lega Nord per approdare anche lui al Misto, dove costituirà una nuova componente. Nessuna rottura con Salvini, meno che mai sulla scelta di togliere la parola “Nord” dal logo Lega. Nessuna dissociazione. Alla base del trasloco c’è una questione ben più scivolosa: il tentativo della Lega Nord di prevenire la giustizia battendola sul tempo. Una specie di “prova a prendermi” tra i palazzi della politica.

Dopo quasi 30 anni Calderoli lascia la Lega Nord. E’ il consiglio federale a chiedergli di fare il passo. Venerdì scorso ha votato all’unanimità una mozione ad hoc che nulla – proprio nulla – ha a che vedere con questioni ideologiche o di conduzione del partito di cui è responsabile organizzativo. Ha molto a che vedere, invece, con i sghej. In particolare quei 49 milioni di euro che la Procura di Genova da agosto insiste a chiedere al Carroccio in seguito alla condanna per truffa di Bossi, Belsito & co. Storia nota: la Lega Nord fa ricorso, vengono bloccati solo i soldi in cassa (circa 2,6 milioni) e non le future erogazioni, la procura però fa ricorso a sua volta contro la decisione del Tribunale ipotecando ancora le future disponibilità fino al recupero dei 49 milioni “distratti” per cui era stata chiesta la confisca dei conti del partito.

Come se ne esce? Se tra due settimane ad avere la meglio sarà la Procura, è stato il ragionamento in via Bellerio, allora la Lega Nord rischia davvero di correre alle politiche senza fondi, compresi quelli freschi che affluiscono alle sue casse grazie alle donazioni in corso. E si sa come la pensino i leghisti: “Alla faccia della Costituzione, ci impediscono di fare politica. E’ impensabile che il terzo partito italiano si trovi senza più la minima disponibilità economica, manco per pagare gli stipendi”. Se anche poi anche la Procura perdesse, è il prosieguo del ragionamento, andrebbe in Cassazione e la sentenza potrebbe cadere ancora più in là, cioè tra gennaio e febbraio, a ridosso del voto. Da qui l’idea di giocare d’anticipo, percorrendo una strada alternativa per “bypassare l’ostacolo”.

In pratica Calderoli, ma un collega deputato si starebbe preparando a seguirlo alla Camera, passa al gruppo per formare la nuova componente di “Lega”, senza indicazione geografica. Anticipando così la nascita del nuovo soggetto politico che è anche soggetto giuridico sui cui conti potrebbero affluire i soldi raccolti per finanziare la campagna di Salvini. Che però è sempre la Lega, e questo fa temere un po’ l’operazione borderline e spiega la ritrosia di Calderoli a parlare (lo abbiamo cercato più volte, come anche Salvini). Che di questo si tratti ormai ci sono pochi dubbi. “Chiaro – dice un interno di lunga data alla Camera – che hanno scelto lui per il primo passo. E dopo le note vicende non poteva che essere un protagonista storico della Lega sul quale tutti mettono la mano sul fuoco. Certo, avrebbe fatto meno rumore mandare nel Misto un eletto di seconda fila, ma con quali garanzie?”.

Intanto nel Misto regna la confusione dopo due arrivi eccellenti e inattesi. Una storica funzionaria del Senato, forse incautamente, dice le cose come stanno. “So ’nnata via venerdì che era tutto a posto, torno lunedì e n’se capisce più niente”. Perché il presidente Grasso ha lasciato e ora pure il suo vice. “Ma mica lasceranno pe’ davero li uffici loro, so giochini questi”. Ecco sintetizzati in tre battute vari manuali di real politik all’italiana. Che sia per politica, che sia per denaro.

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È andato in onda l’ultimo tg di Sky da Roma a causa dello spostamento della redazione dalla capitale a Milano con conseguente riduzione del personale e lettere di licenziamento. Gli applausi e la commozione della redazione e dei tecnici sullo sfondo della giornalista Daria Paoletti che lo ha annunciato: “È l’ultima edizione del telegiornale che va in onda da Roma per noi è il momento di ringraziare tutte le persone, i giornalisti e i tecnici che hanno partecipato e contribuito al successo di questo telegiornale”

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Se dicessimo che siamo sorpresi per la riapertura delle indagini sulle stragi di mafia, quelle del 1993, nello specifico quella di via dei Georgofili del 27 maggio 1993, non sarebbe vero. Dopo che aver letto ed ascoltato le intercettazioni di Giuseppe Graviano durante l’ora d’aria con il suo compagno Adinolfi, era perlomeno doveroso da parte della Procura di Firenze riaprire per l’ennesima volta le indagini sui “concorrenti di Cosa Nostra” nelle stragi del 1993.

Non è la prima volta che speriamo di arrivare ad un processo per strage e non ne abbiamo mai fatto mistero, in ultimo davanti alla Commissione parlamentare Antimafia. Noi non sapremo mai se Graviano Giuseppe sapeva di essere intercettato durante le sue recenti esternazioni in carcere se non assisteremo ad un dibattimento processuale.

Certo è che Graviano in carcere parla alla moglie, di quando rimase incinta del loro figlio. La moglie di Graviano rimase incinta alla fine del 1996, noi all’epoca eravamo ogni giorno a Firenze in aula bunker, lui, il boss, stava davanti a noi spavaldo come non mai. Il giorno dell’udienza preliminare era così variopinto nell’abbigliamento che sembrava sfoggiare i colori di “Valentino”. Come avremo mai potuto pensare che in quel periodo il boss incontrava  la moglie e lo faceva per settimane?

Quando si seppe della nascita del figlio di Giuseppe Graviano in carcere al 41 bis, a noi fu detto che il liquido seminale era forse uscito dal carcere attraverso provette compiacenti. Non era così: il boss, per sua ammissione in una intercettazione, aveva avuto nella sua “scomoda” cella del 41 bis dei rapporti sessuali con sua moglie alla nostra faccia. Dunque perché mai Graviano, sapendo di essere intercettato, avrebbe parlato così a ruota libera di una cosa tanto personale e delicata per sé, sua moglie e suo figlio?

Viste le testimonianze di molti collaboratori di giustizia nei processi di Firenze per le stragi del 1993, a cominciare da Salvatore Cancemi, e le recenti esternazioni di Giuseppe Graviano, perché non andare ad un dibattimento chiarificatore per tutti?

Dice la norma: se tre persone che non si conoscono fra di loro, che non si sono mai incontrate dicono la stessa cosa è prova penale. Nei processi di Firenze la stessa cosa la dicono in molti più di tre. E allora, perché una buona volta non si smette di rinnovare le indagini sui “concorrenti” della mafia nella strage di via dei Georgofili – quando i sospetti di una strumentalizzazione politica sono più che evidenti – e si va ad un processo?

Un processo che oggi andrebbe affrontato con grande coraggio per scoprire se i collaboratori di giustizia hanno mentito e se Giuseppe Graviano sapeva di essere intercettato mentre parlava con Adinolfi e la moglie. Abbiamo diritto a un processo chiarificatore, visto che, ogni tanto, da 20 anni, tornano sul piatto della bilancia i massacri dei nostri figli. Se tutto ciò ha il sapore di un amaro ricatto, qualcosa vorrà ben dire? Quando i riflettori della politica si spengono – “tutti amici come prima” fra gli scranni del Parlamento – noi rimaniamo con il solito pugno di mosche in mano e il grande dubbio: Cosa nostra ha ucciso i figli in maniera fine a se stessa o qualcuno ha chiesto a Cosa nostra di ucciderci i nostri figli?

Dice Graviano a Spatuzza: la sai fare politica? Quei morti ci servono. Parlavano dei morti di via dei Georgofili. A chi è servita la morte di una bambina di 50 giorni, una di nove anni, i loro genitori e un ragazzo di 20 anni?

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L’ufficio di presidenza del Senato ha sospeso per alcuni giorni i senatori Loredana De Petris (Sinistra Italiana), Paola Taverna e Vincenzo Santangelo (entrambi Cinquestelle) per le “intemperanze” avvenute durante le sedute di Palazzo Madama in cui è stata discussa la riforma elettorale.

Lucio Barani, capogruppo di Ala, voleva sanzioni più dure: “Grasso predica bene e razzola male, utilizzando due pesi e due misure e non rispettando minimamente il suo ruolo super partes nella gestione di tutto quanto avviene nell’aula del Senato – dice il craxiano in forza ai verdiniani – Lo ha già dimostrato più volte, ma le misure proposte contro quanti, nel corso dell’esame della legge elettorale, hanno impedito il regolare svolgimento dei lavori o si sono abbandonati a gesti oltraggiosi verso altri senatori sono a dir poco sconcertanti”. Le “punizioni” decise nei confronti dei senatori sono troppo blande, secondo Barani. “E’ un atteggiamento prepotente, ingiusto e a dir poco assurdo – ha spiegato ancora Barani – da parte di chi si professa erede di Falcone e Borsellino e per questo ho abbandonato la sceneggiata perpetrata in Consiglio di presidenza”.

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Dei suoi cinque anni trascorsi in una setta che le aveva tolto la capacità di scegliere autonomamente e l’aveva messa “in gabbia”, Michelle Hunziker ha parlato a lungo in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. E la bionda conduttrice torna sull’argomento sabato 4 novembre, ospite a Verissimo. “Mi dicevano che mio marito era negativo per me, ma io lo amavo moltissimo – ha rivelato Michelle – Quando però Eros mi ha messo davanti alla scelta ‘o me o loro’ io ho scelto loro”, così Michelle racconta a Silvia Toffanin la sofferta decisione di lasciare il marito, Eros Ramazzotti. In questo incubo durato cinque anni, a Michelle è stato chiesto di purificarsi attraverso un’estrema cura dell’igiene personale, l’astinenza sessuale e l’allontanamento delle energie negative: “La setta filtrava le chiamate: mia mamma veniva sempre respinta”. E così gli amici, le persone più vicine. Michelle sempre più sola, con il lavoro che invece andava a gonfie vele: “Ovviamente il merito non era mio, ma delle energie che si erano sbloccate”.

 

 

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“Fabrizio corona è disposto a spiegare la provenienza di ogni euro. Lo Stato deve chiedergli scusa perché è stato fatto un processo sul niente. E’ l’unico carcerato che ha pagato 8 milioni di tasse”. Sono le parole di Ivano Chiesa, legale di Fabrizio Corona, al termine dell’udienza davanti alla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano che dovrà decidere se confiscare o meno i 2,6 milioni di euro in contanti e la casa di Corona

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Il Movimento Cinque Stelle, con i capigruppo di Camera e Senato, hanno presentato un ricorso alla Corte Costituzionale contro il Rosatellum. Tuttavia al momento non è dato sapere cosa contenga il ricorso. La riforma elettorale, peraltro, non è stata ancora firmata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il M5s ha più volte criticato la legge dicendo che è incostituzionale sotto vari aspetti, anche per vari costituzionalisti. Nei giorni scorsi, prima dell’approvazione, i capigruppo Simone Valente e Giovanni Endrizzi avevano scritto un appello proprio al capo dello Stato per chiedere, “nell’ambito della sua funzione di moral suasion”, di intervenire “affinché i punti d’incostituzionalità vengano rimossi”. Secondo i Cinquestelle il Rosatellum è incostituzionale “come l’Italicum“.

Nei giorni scorsi la Consulta aveva fissato al 12 dicembre la camera di consiglio per l’ammissibilità dei ricorsi per conflitto di attribuzione firmati dall’avvocato “anti-Porcellum” e “anti-Italicum” Felice Besostri e presentati per contestare l’ammissibilità dei voti di fiducia nell’approvazione della legge elettorale. Besostri ha firmato i ricorsi a nome di 4 parlamentari a titolo individuale e di un gruppo parlamentare. In tutto i voti di fiducia sul Rosatellum – tra Camera e Senato – sono stati 8, uno per ogni articolo blindato. Il ricorso sul principio della illegittimità costituzionale del ricorso alla fiducia per una riforma elettorale è stato fatto sull’Italicum perché l’iter del Rosatellum non si era concluso. “Una riapprovazione delle Camere a maggioranza assoluta – ha detto tra l’altro Besostri – è l’unico modo per sanare l’illegittimità della procedura di approvazione del Rosatellum con voto di fiducia alla Camera e al Senato, introducendo almeno il voto disgiunto tra uninominale maggioritario e le liste proporzionali”.

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Cosa succede quando l’assassino di Scream incontra una mamma del sud? Lo racconta il collettivo di videomaker e attori Casa Surace, con un video (esilarante) pubblicato sulla propria pagina Facebook a poche ore dalla notte di Halloween

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Spunta anche il nome di Damian Green, il numero due del governo di Theresa May, nel dossier sui presunti molestatori o responsabili di “comportamenti impropri” a Westminster. Lo rivela il Mail online pubblicando una immagine della lista con numerosi omissis che secondo indiscrezioni comparse sui social media riguarderebbero altri ministri di primissimi piano, sia uomini sia donne. Il nome del First Secretary of State, una sorta di vice premier, viene associato al noto sito di scambisti Ashley Madison.

I quotidiani d’oltremanica scavano nel passato dei membri del governo e il Sun tira fuori una molestia commessa nel 2002 dal ministro della Difesa Michael Fallon, che durante una cena fece cadere una mano sul ginocchio della conduttrice radiofonica Julia Hartley-Brewer. Il ministro non nega l’episodio, anche se un portavoce sottolinea che avvenne 15 anni fa, che Fallon chiese scusa subito e che l’incidente si chiuse lì per entrambi.

Parole confermate da Hartley-Brewer, la quale racconta di aver allora spiegato a Fallon che “se lo avesse fatto di nuovo gli avrei dato un pugno in faccia“, ma afferma d’aver comunque accettato le scuse e in un tweet scrive di non essersi sentita “neppure lontanamente offesa o a disagio”. La polemica tuttavia resta sui media, mentre non è chiaro se il ministro possa essere o meno coinvolto ora anche nel dossier sui sospetti molestatori attuali compilato a Westminster di cui il Times ha scritto ieri.

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È necessario “valutare eventuali profili di incompatibilità ambientale o funzionale” a carico dei vertici del tribunale e della procura di Siena. Lo sostiene Pierantonio Zanettin, membro laico del Consiglio superiore della magistratura, che ha chiesto al Comitato di presidenza l’apertura di una pratica sui magistrati che indagarono sulla morte di David Rossi, responsabile comunicazione del Monte dei Paschi di Siena. E non sarebbe la prima volta, visto che la Prima commissione ha già vagliato nel 2016 la posizione del pm Nicola Marini e in questi giorni sta valutando quella dell’aggiunto Aldo Natalini, entrambi impegnati in passato nelle indagini su Rossi.

L’iniziativa del consigliere in quota Forza Italia nasce a seguito della puntata delle Iene della scorsa domenica dedicata alla morte di Rossi e in particolare all’intervista di Lorenza Pieraccini, ex segretaria dell’ad di Mps Fabrizio Viola, che ha affermato di non essere stata mai ascoltata dalla procura di Siena “nonostante pare evidente avesse molto da dire”, scrive Zanettin. Nell’archiviazione dell’inchiesta per istigazione al suicidio disposta dal gip del tribunale di Siena lo scorso luglio, tra l’altro, Pieraccini viene citata tra le persone ascoltate, pur non essendolo mai stata.

Un “errore materiale”, secondo la difesa di Antonella Tognazzi, moglie di Rossi, che potrebbe spingere a una nuova riapertura del caso. Dopo le prime puntate dedicate alla morte del braccio destro di Giuseppe Mussari, precipitato dalla finestra del suo studio a Rocca Salimbeni la sera del 6 marzo 2013 in piena bufera per l’acquisizione di Antonveneta, per “difendersi dalle critiche della stampa”, il presidente del tribunale Carrelli Palombi e il procuratore Salvatore Vitello in un comunicato stampa del 25 ottobre scorso “avevano viceversa puntualizzato” che la testimonianza della segretaria di Viola “non avrebbe aggiunto alcunché al quadro probatorio ‘già cristallizzato’. Tuttavia il servizio delle Iene – sostiene ancora Zanettin – dimostra esattamente il contrario”.

La diffusione di una nota pubblica – iniziativa senza precedenti – si era trasformata quasi un autogol. Nel testo, infatti, ci sono diversi passaggi che fanno comprendere come non sia stata seguita la procedura standard della polizia scientifica: sequestrare ogni elemento, repertarlo, analizzarlo e conservarlo. Si ammette, inoltre, di aver agito sulla base di una convinzione non suffragata dall’inchiesta ma semplicemente da una deduzione, sensazione avuta nell’immediato, prima ancora di svolgere le indagini. La convinzione che si trattasse di suicidio.

Per questo, scrivono, non hanno sequestrato tutti i reperti, non hanno ritenuto necessario analizzare vestiti, sette fazzoletti di carta sporchi di sangue, non hanno infilato in un sacchetto di plastica il cellulare ma lo hanno usato anche per rispondere a una chiamata (risulta dalle carte: quando gli inquirenti erano nell’ufficio di Rossi subito dopo la sua morte, qualcuno di loro risponde per 23 secondi a Daniela Santanché) e altre diverse mosse ‘maldestre’, come sottolineato da Ilfattoquotidiano.it.  Adesso Zanettin chiede di vederci chiaro, a un anno di distanza da quando fu proprio il Csm a trasmettere gli atti alla procura generale della Cassazione dopo una denuncia dell’Adusbef, dichiarandosi non competente poiché non vi erano provvedimenti di competenza da adottare.

Vitello, tra l’altro, era già stato sentito dalla Prima commissione del Csm nel marzo 2016 per un procedimento avviato nei confronti del sostituto procuratore Nicola Marini, titolare della prima indagine sulla morte di Rossi con l’aggiunto Aldo Natalini. E la stessa commissione sta valutando in questi giorni la posizione di Natalini proprio in merito alla mancata analisi dei fazzoletti sporchi di sangue e degli altri reperti, nonché della loro distruzione avvenuta prima della disposizione da parte del gip dell’archiviazione o di un eventuale supplemento d’indagine.

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