“Quando hanno occupato, i frati un po’ si sono spaventati”. Fra’ Agnello Stoia e il suo saio grigio accolgono tutti con un sorriso e con un piglio deciso, qui alla Basilica dei Santi XII Apostoli a Roma. Da ormai 22 giorni un centinaio di persone, ovvero una sessantina di nuclei famigliari, sgomberato alcune settimane fa da Quintavalle vive e dorme qui, nelle tende al riparo del portico quattrocentesco della chiesa. “Abbiamo trovato immediatamente un equilibrio, e i nostri rapporti sono ottimi”, dice ripercorrendo la cronaca con ilfattoquotidiano,it. “Loro mi stanno imparando a conoscere e io sto imparando i nomi di bimbi e adulti. È una terra di mezzo che accoglie”. Non tutta la Chiesa lo fa. “La testa della Chiesa è Gesù Cristo, il corpo siamo noi uomini. Con la nostra eccellenza o povertà. Siamo umani, e probabilmente Lui ci ama proprio così”.  Cosa chiede alla sindaca Virginia Raggi un frate francescano? “Chiedo alle istituzioni di essere presenti in questa situazione”. La pace “è un prodotto artigianale, dice Papa Francesco. C’è bisogno di pazienza e di dialogo e noi frati siamo lo spazio di incontro tra le parti”. Accogliere gli sgomberati “è come accogliere Gesù, Giuseppe e Maria”. E in più, qui, al centro di Roma, in mezzo ai palazzi del potere, “accende i riflettori su un problema reale della città: quello dell’emergenza abitativa“.

L'articolo Fra’ Stoia, il francescano che ospita gli sgomberati: “Perché lo faccio? È come offrire una capanna a Giuseppe e Maria” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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