"Quella di Santo non può restare una morte così, di quelle di cui ci si dimentica subito. Per me non è morto e non permetterò che il suo nome vada ad allungare una lista infinita di tragedie assurde. Non è solo un nome su un elenco. Lui è tantissime altre cose e il suo sacrificio deve aiutare a fare la differenza. Voglio che tutti siano al suo funerale, ci deve essere una risonanza enorme perché Santo lo merita. Tutti devono capire chi era e che cosa ha fatto. Voleva difendere un amico. Lui non c'entrava nulla con la scarpa calpestata: era estraneo alla lite, non meritava una fine così". Lo ha detto, in un'intervista su La Repubblica, Simona, la fidanzata di Santo Romano, il 19enne che nella notte tra venerdì e sabato è stato ucciso con un colpo di pistola da un minorenne a San Sebastiano al Vesuvio (Napoli). Quella sera "è accaduto che ancora una volta Santo ha dimostrato di essere quello che era: un uomo che si prendeva cura degli altri. Non era stato coinvolto nel litigio, ma era intervenuto per aiutare l'amico. 'Dai basta così, non è successo niente', ha detto a quel ragazzo, invece quello l'ha ucciso. Ma si può morire così? Si può ammazzare per una scarpa sporcata?", chiede Simona. 



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