Sindacati in piazza a Torino, Firenze e Bari per chiedere il prolungamento del blocco dei licenziamenti fino al 31 ottobre in tutti i settori, per ottenere una seria riforma degli ammortizzatori sociali e per rilanciare le politiche attive per il lavoro. Lo slogan della tripla manifestazione è “Ripartiamo, insieme. Con il lavoro, la coesione e la giustizia sociale per l’Italia di domani”. Da giovedì 1° luglio, dopo quasi 500 giorni di stop, le aziende manifatturiere potranno tornare a licenziare i propri dipendenti, mentre il blocco rimarrà solo per i servizi. Senza interventi, i posti di lavoro a rischio secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio sono 70mila, anche se le sigle sindacali sostengono che i numeri siano potenzialmente molto più alti.
Cgil, Cisl e Uil sono contrarie alla proroga selettiva a cui lavora il governo, che dovrebbe riguardare solo il tessile-abbigliamento e il calzaturiero: secondo il leader della Cisl Pierpaolo Bombardieri, intervistato da Repubblica, questa proposta è “inattuabile” perché “all’interno dei comparti non tutti hanno lo stesso contratto” e dunque, per esempio, salvaguardare il tessile vuol dire lasciar fuori “le aziende che fabbricano bottoni, che fanno parte del comparto gomma e plastica”. Bombardieri fa anche notare che “delle risorse utilizzate in questo Paese fino a adesso, più di 170 miliardi, più del 70% sono andate a favore delle aziende e dei lavoratori privati. Giustamente, ci mancherebbe che in un momento così drammatico gli aiuti non fossero generalizzati. Però vorremmo sottolineare che quegli aiuti e quei soldi non sono stati dati in modo selettivo, che è il modo che si pensa di utilizzare per i licenziamenti, sono stati dati a tutte le aziende. Da quelle che hanno sede sociale all’estero a quelle che non manterranno i livelli occupazionali. Questa cosa avviene solo in questo Paese, in Europa non è successo”.
Quanto alla presunta difficoltà per le aziende di trovare lavoratori “a causa” dei sussidi, a partire dal reddito di cittadinanza, Bombardieri replica che i dati Istat mostrano “che questo Paese è più povero, che lo sono soprattutto i giovani e che la povertà è arrivata anche in Regioni del Nord che erano fuori da questo circuito”. Le aziende che dicono di non trovare i lavoratori? “Dovrebbero dirci quali qualifiche cercano, per darci la possibilità di avviare un gigantesco programma di riqualificazione professionale, coinvolgendo anche i fondi interprofessionali. Certo, non vorremmo che ci fosse molta fretta solo di licenziare i cinquantenni per assumere i giovani usufruendo degli sgravi fiscali”.
Dal canto suo il leader Cgil Maurizio Landini sottolinea che ci sarebbero i tempi tecnici per evitare i primi licenziamenti dal primo luglio. “I tempi se si vuole ci sono”. Deve muoversi il governo e “non voglio prendere in considerazione l’ipotesi che non ci ascolti. Se non lo fa – dice – non staremo con le mani in mano a vedere i lavoratori che sono licenziati”. Landini parlerà alla manifestazione torinese, in piazza Castello, a cui partecipano delegazioni provenienti dalle regioni del Nord, Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige. Sul palco intervengono sei delegati, in rappresentanza dei lavoratori dell’edilizia, della scuola, della sanità, dei servizi, dell’industria e dei pensionati. Sul palco anche un rappresentante dei lavoratori della ex Embraco. A Firenze a Piazza Santa Croce ci sarà il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, a Bari a Piazza della Libertà, Bombardieri.
L'articolo Licenziamenti, Cgil, Cisl e Uil in piazza a Bari, Firenze e Torino per il prolungamento del blocco fino a novembre in tutti i settori proviene da Il Fatto Quotidiano.
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