Due persone morte a Chicago, quattro agenti feriti a St. Louis e una notte di vandalismi a New York, dove le porte dell’iconico grande magazzino Macy’s sulla 34esima, in piena Manhattan, sono state sfondate e il Nike store saccheggiato da decine di persone che a piene mani hanno fatto razzia di vestiti e scarpe. Spaccate anche una decine di vetrine nei pressi del Rockfeller Center e quelle della multinazionale At&T. A nulla è valso il coprifuoco imposto dal sindaco Bill de Blasio per frenare le proteste arrivate anche nel cuore di New York dopo l’omicidio di George Floyd, l’afroamericano soffocato da 4 agenti a Minneapolis. Nella notte gruppi di manifestanti hanno invaso le strade di Manhattan e Brooklyn, mentre anche in altre città d’America, come nelle sei notti precedenti, esplodeva la rabbia, in un paese piegato dalla crisi Covid-19, con oltre 40 milioni di disoccupati, più di 100mila morti e un presidente che, anziché cercare la pacificazione punta allo scontro.

Le minacce del presidenteDonald Trump – oltre a definire “idioti” i governatori se non provvedono ad arrestare chi protesta – minaccia di ricorrere all’Insurrection Act del 1807 che dà a un presidente il potere di dispiegare militari all’interno del territorio degli Stati Uniti. Dal Rose Garden di una Casa Bianca blindata dai militari e assediata dai manifestanti, il presidente definisce “atto di terrorismo interno” le proteste e mentre garantisce di essere “il presidente dell’ordine e della legalità”, in sottofondo si udiva l’eco degli spari dei gas lacrimogeni lanciati dalla polizia militare contro i manifestanti che, sfidando il coprifuoco, stavano però protestando pacificamente. “Il presidente ha il diritto di difendere il suo Paese e di proteggere la sua nazione. Non possiamo permettere che le proteste pacifiche vengano manipolate da anarchici di professione e gruppi antifa”, ha detto Trump.

Alla Casa Bianca caricati manifestanti pacifici – Solo poco più tardi si è capito il perché di una carica delle forze dell’ordine apparsa senza senso, usando anche proiettili di gomma e agenti a cavallo contro manifestanti fino ad allora innocui: finito di parlare alla nazione il presidente è voluto uscire a piedi dalla Casa Bianca per dirigersi verso la vicina St. John Episcopal Church. Dunque, l’area doveva essere sgomberata. Giunto davanti alla chiesa Trump si è fermato, si è girato verso telecamere e fotografi e, alzando un braccio, ha sventolato la copia di una Bibbia: “L’America sta tornando grande”, ha detto, prima di tornare sui suoi passi. Con lui, oltre a un foltissimo e preoccupatissimo gruppo di agenti del Secret Service, il capo del Pentagono Mark Esper, il ministro della Giustizia William Barr, la figlia Ivanka (l’unica con la mascherina) e il genero Jared Kushner. Ma non la first lady Melania.

Quella andata in scena per molti commentatori è l’ennesima provocazione del tycoon. Di certo, la volontà di mostrare che lui, il Commander in Chief, non ha paura di niente e di nessuno. Perché la storia del presidente costretto venerdì sera a rifugiarsi nel bunker della Casa Bianca con moglie e figlio non gli è andata giù. È una vicenda che lo ha mandato su tutte le furie. Intanto, sfidando il coprifuoco, le proteste sono andate avanti per la settima serata consecutiva, come a New York, a Dallas, ad Atlanta, a Los Angeles, a Louisville. Mentre l’autopsia ufficiale ha confermato: George Floyd è morto ucciso dalla polizia, per un arresto cardiaco provocato da un pressione sul collo.

L'articolo Floyd, saccheggi a New York. Trump esce dalla Casa Bianca e sventola la Bibbia: “L’America sta tornando grande”. Due morti a Chicago proviene da Il Fatto Quotidiano.



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