Almeno 115 morti, altre 130 persone soccorse e ricerche che proseguono senza sosta. Sono i numeri ufficiali, forniti dalla Guardia costiera libica, del naufragio del 25 luglio al largo delle coste di Al Khoms, un porto a circa 100 chilometri a est di Tripoli in guerra. Ma c’è chi parla di numeri più alti. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, principalmente eritrei e sudanesi, una delle barche naufragate, che trasportava almeno 250 persone, si è ribaltata a causa di un guasto al motore. Non si sa ancora, però, quante siano effettivamente le imbarcazioni coinvolte: ieri la Guardia Costiera libica, la prima a soccorrere i naufraghi, ha parlato di due, con circa 300 persone a bordo. Secondo Medici senza frontiere, invece, si tratta di tre o quattro gommoni con a bordo oltre 300 persone, inclusi donne e bambini, salpati mercoledì sera e diretti verso le coste italiane. Forse perché sovraccariche, o con i motori non funzionanti, le barche si sarebbero capovolte entro le 5 miglia nautiche dalla costa. Le équipe di Msf hanno fornito cure mediche a due gruppi di sopravvissuti, rispettivamente di 82 e 53 persone: “I pazienti sono sotto shock e hanno sintomi da pre-annegamento, come ipossia e ipotermia”, spiegano i medici. E aggiungono: “Testimoni oculari coinvolti nel soccorso parlano di almeno 70 cadaveri in acqua”.

“Sono inorridito dalle notizie secondo cui circa 150 persone sono morte in un naufragio al largo della costa libica. Abbiamo bisogno di percorsi sicuri e legali per migranti e rifugiati. Ogni migrante che cerca una vita migliore merita sicurezza e dignità“, scrive su Twitter il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. Il portavoce dell’Unhcr per Africa e Mediterraneo/Libia, Charlie Yaxley, ieri aveva comunicato: “Se le cifre stimate sono corrette, si tratta del maggior numero di vittime nel Mediterraneo centrale nel 2019″. E aveva aggiunto: “Un promemoria, se ancora fosse necessario, del fatto che ci deve essere un cambiamento nell’approccio alla situazione nel Mediterraneo. Salvare vite in mare è un bisogno urgente”.

La notizia del naufragio è arrivata mentre in Italia la Camera varava il decreto sicurezza bis, che inasprisce tra l’altro le sanzioni per le navi delle ong che operano salvataggi in mare. E mentre un motopeschereccio siciliano vagava da oltre 12 ore in mare aperto tra Lampedusa e Malta con una cinquantina di migranti soccorsi la notte di mercoledì da un gommone in acque di competenza maltese, a 50 miglia dalla costa: i migranti sono poi stati presi in carico da una motovedetta della Guardia costiera che li porterà a Lampedusa. Nel frattempo, avverte Sea Watch, in queste ore sono almeno sette i gommoni, in alto mare, che stanno cercando di raggiungere le coste dell’Europa.

 

L'articolo Migranti, proseguono le ricerche dopo il naufragio davanti alla Libia. Guardia costiera: “Almeno 115 morti, 130 persone soccorse” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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