Non finisce tutto con il parere della Commissione Ue, ma ora “spetta al governo italiano produrre analisi, cifre o misure tali da dimostrare che questa procedura può essere evitata“. Il giorno dopo la pubblicazione del rapporto sul debito italiano e la proposta dei tecnici di Bruxelles di avviare l’iter per deficit eccessivo, il commissario agli Affari monetari, Pierre Moscovici, intervistato dal Sole 24 Ore, ricorda che il parere della Commissione “non è la fine della storia” e “nessuno si auspica sanzioni o vuole creare conflitti con l’Italia”. Però ora servono fatti concreti. Per il governo il taglio a Quota 100 e reddito di cittadinanza “non è assolutamente all’ordine del giorno”, ha risposto il premier Giuseppe Conte in un punto stampa da Hanoi. “Lavoriamo con il ministero dell’Economia perché si prefigurano dei risparmi di spesa“, ha aggiunto il presidente del Consiglio, visto che alcune somme erano state “un po’ sovradimensionate“.

L’Italia, ha scritto la Commissione, nel 2018 e nel 2019 non ha rispettato la regola del debito, in base alla quale il rapporto debito/pil deve rimanere sotto il 60% e, se superiore, deve almeno essere diminuito con un ritmo adeguato, e non lo farà neanche nel 2020. Per questo viene ritenuta “giustificata” l’apertura di una procedura che però deve essere decisa dal Consiglio europeo, quindi da tutti i Capi di Stato o di governo dell’Unione.  “La nostra analisi sarà esaminata prossimamente dai Paesi membri a livello tecnico e poi politico”, ha ricordato Moscovici.

“Continuo a ritenere che le sanzioni non siano mai una buona risposta. Ma – ha precisato il commissario Ue – le procedure devono essere applicate quando le regole non sono rispettate. In ballo è la credibilità della zona euro, delle regole di bilancio, della Commissione europea e, in fondo, dell’Italia stessa. Non siamo dinanzi a un caso borderline, ma ben oltre la linea“. Moscovici ha ricordato quindi “i fatti” che hanno portato a questo parere, a partire dal 2018, quando “l’impegno italiano era una riduzione del deficit strutturale dello 0,3% del pil” e “il risultato finale è stato un peggioramento dello 0,1%”. L’unico modo era compensare negli anni a venire, ma per il 2019 “si prevede un peggioramento del saldo strutturale, mentre nell’accordo siglato nel dicembre scorso il governo italiano si impegnava a evitarlo“. “Per il 2020, poi, prevediamo un deficit nominale in ulteriore aumento, al 3,5% del Pil e un debito pubblico al 135% del Pil”, ha aggiunto Moscovici. “Non sono cifre compatibili con le regole di bilancio e non sono neppure buone per l’Italia: non consentono alcuna crescita economica, producono un peggioramento delle finanze pubbliche, non convincono i mercati – ha sottolineato – Sono desolato di vedere che oggi lo spread greco è più basso dello spread italiano”.”Nessuno vuole mettere l’Italia in un angolo” ma che “osservi le regole, adottate da tutti e applicate da tutti”, ha concluso il commissario.

L'articolo Conti pubblici, Moscovici: “Procedura può essere evitata, ma ora servono i fatti”. Conte: “No tagli a reddito e quota 100” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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