Ha raccontato di avere sulla schiena le impronte delle suole degli anfibi degli agenti. Ha una costola fratturata, due dita rotte e un trauma cranico, oltre ai lividi. Sono le condizioni di Stefano Origone, giornalista di Repubblica che giovedì a Genova stava seguendo gli scontri tra la polizia e i manifestanti che protestavano contro il presidio di Casapound. È stato caricato anche lui da un gruppo di circa sei agenti. È stato colpito da manganellate e calci, nonostante fosse a terra e gridasse: “Sono un giornalista“.  Il questore Vincenzo Ciarambino gli ha fatto visita all’ospedale Galliera, dove è ricoverato, gli ha chiesto scusa e ha fornito la sua ricostruzione dell’accaduto: “Origone era vicino a una persona fermata che stavamo portando via, c’è stato un tentativo da parte dei manifestanti di sottrarlo alla polizia ed è partita una carica, Origone non si è accorto in tempo della carica, è caduto e ha preso qualche colpo“, ha detto. Intanto però la magistratura ha aperto un’inchiesta.

Il cronista infatti ha raccontato di essere stato colpito a lungo mentre era inerme a terra. “Ho urlato che ero un giornalista – spiega Origone sulle pagine del suo giornale – ma non si fermavano. Per fortuna alla fine un vicequestore che conosco personalmente li ha bloccati e mi ha portato in salvo”. Poi aggiunge: “Non finivano più. Respiro ancora con fatica, tutta la parte sinistra del corpo porta i segni delle manganellate“.

L'articolo Scontri Genova, fratture e trauma cranico per il giornalista di Repubblica colpito dalle manganellate della polizia proviene da Il Fatto Quotidiano.



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