La Dda di Catanzaro aveva chiesto gli arresti domiciliari per il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio. Il gip Pietro Caré ha accolto la misura cautelare ma ha disposto nei confronti del politico calabrese l’obbligo di dimora nel comune dove risiede, a San Giovanni in Fiore in provincia di Cosenza. Oliverio è accusato di abuso d’ufficio nella gestione di alcuni appalti importanti come l’aviosuperficie di Scalea e l’impianto sciistico di Lorica per un ammontare di 16 milioni di euro. “Di fronte ad accuse infamanti ho deciso di fare lo sciopero della fame. La mia vita e il mio impegno politico e istituzionale sono stati sempre improntati al massimo di trasparenza, di concreta lotta alla criminalità, di onestà e rispettosa gestione della cosa pubblica.I polveroni sono il vero regalo alla mafia – fa sapere Oliverio -. Tra l’altro l’opera oggetto della indagine non è stata appaltata nel corso della mia responsabilità alla guida della Regione. Quanto si sta verificando è assurdo. Non posso accettare in nessun modo che si infanghi la mia persona e la mia condotta di pubblico amministratore. Sarebbe come accettare di aver tradito la fiducia dei cittadini. Chiedo chiarezza! Lotterò con tutte le mie energie perché si affermi la verità”.
Nell’inchiesta della Guardia di finanza, coordinata dal procuratore Nicola Gratteri, dagli aggiunti Vincenzo Capomolla e Vincenzo Luberto e dal pm Alessandro Prontera, è finito in carcere l’imprenditore Giorgio Ottavio Barbieri ritenuto la testa di legno del boss Franco Muto di Cetraro. Era lui il mattatore degli appalti, finanziati con i fondi comunitari, e gestiti dalla Regione Calabria.
Ai domiciliari sono finiti Vincenzo De Caro, Gianluca Guarnaccia Carmine Guido, Marco Trozzo, Francesco Tucci e Luigi Giuseppe Zinno. L’interdizione dall’attività professionale è stata disposta per l’imprenditore Carlo Cittadini, per Ettore Della Fazia e Gianbattista Falvo. Sono stati sospesi dal pubblico ufficio i dirigenti e funzionari della Regione e dei Comuni interessati: Rosaria Guzzo, Pasquale Latella, Damiano Francesco Mele, Paola Rizzo. Questi ultimi avevano l’incarico di responsabile unico per il procedimento per la realizzazione delle grandi opere per le quali la ditta Barbieri riceveva le varie tranche di finanziamento pur non avendo svolto i lavori previsti nell’appalto. Per l’ex sindaco di Pedace Marco Oliverio, infine, il gip ha disposto l’obbligo di dimora così come per il presidente della Regione Mario Oliverio.
“Il favore nei confronti del Barbieri – è scritto nell’ordinanza – acquista massima consistenza allorché, nonostante l’indebita percezione di capitale pubblico a fronte di opere ineseguite o comunque non funzionali, l’imprenditore riesce ad influenzare direttamente l’azione politico-amministrativa del presidente della Regione, risultando il principale beneficiario (con un finanziamento aggiuntivo di 4,2 milioni di euro) della delibera di Giunta regionale n. 159 del 13.5.2016, con oggetto ‘utilizzo temporaneo delle risorse in conto residui’, adottata su proposta del presidente Oliverio”. L’inchiesta ha documentato “violazioni e irregolarità nella gestione e conduzione degli appalti per l’ammodernamento dell’aviosuperficie di Scalea e degli Impianti sciistici di Lorica, nonché nella successiva fase di erogazione di finanziamenti pubblici”.
Per i pm siamo di fronte al “completo asservimento di pubblici ufficiali, anche titolari di importanti e strategici uffici presso la Regione Calabria, alle esigenze del privato imprenditore attraverso una consapevole e reiterata falsificazione dei vari stati di avanzamento lavori ovvero l’attestazione nei documenti ufficiali di lavori non eseguiti al fine di far ottenere all’imprenditore l’erogazione di ulteriori finanziamenti comunitari altrimenti non spettanti”. Ecco perché per gli inquirenti è “emblematica la spregiudicatezza che caratterizzava l’agire dell’imprenditore” residente a Roma.
Già coinvolto nell’operazione “Cumbertazione”, infatti, Barbieri avrebbe posto “in essere condotte corruttive nei confronti di pubblici funzionari, finalizzate al compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio consistenti in una compiacente attività di controllo sui lavori in corso, nell’agevolare il pagamento di somme non spettanti ovvero nel riconoscimento di opere complementari prive dei requisiti previsti dal codice degli appalti oltre al mancato utilizzo di capitali propri dell’impresa appaltatrice in totale spregio degli obblighi previsti dai bandi di gara”. Nell’ordinanza di custodia cautelare compaiono anche i nomi dell’ex vicepresidente della Regione Calabria Nicola Adamo e di sua moglie, la deputata del Partito democratico Enza Bruno Bossio. Non sono indagati ma sono stati intercettati della Guardia di finanza mentre, con Mario Oliverio, avrebbero chiesto all’impresa Barbieri, di rallentare i lavori per la realizzazione di piazza Bilotti. Il tutto per non far ricadere il merito politico dell’opera sul sindaco di Cosenza Mario Occhiuto.
Anche quest’ultimo, secondo gli inquirenti, si sarebbe avvantaggiato del ritardo perché in quel momento il Comune era stato commissariato e un rallentamento dei lavori gli avrebbe consentito di inaugurare piazza Bilotti. Nel motivare la decisione dell’obbligo di dimora nei confronti del presidente della Regione, il gip Caré scrive nell’ordinanza: “Una cautela va, infine, disposta anche nei confronti di quei pubblici ufficiali che siano titolari di cariche elettive di diretta investitura popolare (Oliverio Mario, Presidente della Regione Calabria e Oliverio Marco, Sindaco di Pedace) onde prevenire, anzitutto, il rischio di contaminazione delle fonti di prova già sopra evidenziato, reso ancora più concreto dal ruolo di vertice da essi rivestito, con poteri di pressione diretta o indiretta sul personale delle rispettive amministrazioni”.
Per il gip la “la disinvoltura con la quale l’azione pubblica è stata piegata al perseguimento di interessi particolari, siano essi di natura economica o politica rende facilmente pronosticabile una reiterazione di comportamenti analoghi e necessaria una forma di cautela. In tal senso, appare idonea a soddisfare le dedotte esigenze la misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza, impeditiva della possibilità degli indagati di diretto sviamento dell’azione dei pubblici poteri e limitativa, altresì, della loro capacità di condizionamento indiretto delle scelte amministrative, anche mediante il ricorso a quella vasta rete di rapporti, politici e sociali, che soprattutto il presidente Oliverio, politico di lungo corso, ha dimostrato di saper utilizzare”.
“Di fronte ad accuse infamanti ho deciso di fare lo sciopero della fame. La mia vita e il mio impegno politico e istituzionale sono stati sempre improntati al massimo di trasparenza, di concreta lotta alla criminalità, di onestà e rispettosa gestione della cosa pubblica.
I polveroni sono il vero regalo alla mafia – fa sapere Oliverio -. Tra l’altro l’opera oggetto della indagine non è stata appaltata nel corso della mia responsabilità alla guida della Regione. Quanto si sta verificando è assurdo. Non posso accettare in nessun modo che si infanghi la mia persona e la mia condotta di pubblico amministratore. Sarebbe come accettare di aver tradito la fiducia dei cittadini. Chiedo chiarezza! Lotterò con tutte le mie energie perché si affermi la verità”.
L'articolo Mario Oliverio indagato, la Dda aveva chiesto i domiciliari. Il presidente: “Accuse infamanti, sciopero della fame” proviene da Il Fatto Quotidiano.
from Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2PJ78ie
via IFTTT https://ift.tt/eA8V8J
Post A Comment:
0 comments so far,add yours