Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi e Banco Bpm hanno superato gli stress test dell’Autorità bancaria europea (Eba). Lo anticipa Il Messaggero, secondo cui Intesa è la banca tra le italiane che per la quinta volta si conferma la migliore nelle “prove da sforzo” condotte sui bilanci degli istituti. Unicredit dovrebbe posizionarsi al secondo posto (nel 2016 era terza) grazie alla maxi-ricapitalizzazione da 13 miliardi lanciata dall’ad Jean-Pierre Mustier. Terza Ubi Banca, quarta Banco Bpm, entrambe – secondo il quotidiano romano – penalizzate dalla contabilizzazione differente di alcune grandezze decisa dall’authority. I risultati ufficiali saranno comunicati dopo la chiusura dei mercati. Nel frattempo i titoli dei quattro istituti stanno registrando forti guadagni a Piazza Affari.
In tutto sono 48 le istituzioni finanziarie, di 14 Paesi Ue più la Norvegia, sottoposte ai test. Tra queste 33 sono sottoposte anche al Single supervisory mechanism (Ssm) della Banca centrale europea. Che ha condotto ulteriori propri test anche su banche significative sotto la responsabilità della sua vigilanza, in particolare Bper, Mediobanca, Iccrea e Carige, anche se i risultati di questi esami non saranno diffusi. Secondo Il Sole 24 Ore, il Cet1 della banca ligure negli stress test semplificati della Bce è sceso sotto il 5,5% nello scenario avverso, soglia che in passato rappresentava il cuscinetto minimo di capitale da conservare per passare il test. Del resto alla banca è già stato chiesto di presentare un nuovo piano entro il 30 novembre. Non sarà invece coinvolta Mps, nel mezzo di una ristrutturazione concordata tra Roma e la Commissione Ue.
Gli stress test dell’Eba si sono svolti per la prima volta nel 2014 e da allora vengono ripetuti ogni due anni. Le banche esaminate che rientrano anche sotto la supervisione della Bce rappresentano circa il 70% del totale delle attività del settore bancario dell’Eurozona. Nello scenario avverso viene ipotizzato per l’Ue un Pil in calo dell’1,2% e del 2,2% rispettivamente nel 2018 e in crescita dello 0,7% nel 2020 e una disoccupazione al 9,7% nel 2020. Gli stress test di quest’anno non prevedono il superamento di alcuna soglia di capitale, ma secondo l’agenzia di rating Standard & Poor’s sono più duri rispetto a due anni fa, perché viene aggiunto il calcolo Ifrs 9, che prevede l’accantonamento totale delle perdite presunte fin dal primo anno.
La pagella con promossi e bocciati di domani non includerà le richieste sui requisiti minimi patrimoniali, cosiddetti Supervisory Review and Evaluation Process (Srep), che saranno inoltrate successivamente dalla Bce agli inizi di dicembre. Gli istituti devono passare tre step. Una Asset Quality Review (Aqr), in cui vengono esaminati gli attivi delle banche dal punto di vista qualitativo, più due stress test che simulano la tenuta del bilancio su un orizzonte triennale. In particolare, la lente si concentrerà sul Common Equity Tier 1 (Cet1) capital ratio, dato dal rapporto tra patrimonio di vigilanza di qualità migliore e le attività ponderate per il rischio (Rwa). Soltanto in seguito la Bce valuterà l’eventuale ammanco di capitale che le banche europee saranno costrette a colmare. In caso di bocciatura, avranno 15 giorni per presentare un piano da realizzare in 6-9 mesi. La vigilanza potrebbe però chiedere altre misure, tra cui cambiamenti organizzativi o sospensione di dividendi.
L'articolo Banche, “stress test superati per Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi e Banco Bpm”. I titoli volano in Borsa proviene da Il Fatto Quotidiano.
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