Un’area di oltre mezzo milione di metri quadrati trasformata in discarica di rifiuti pericolosi e oltre 5 milioni di tonnellate di residui industriali stoccate. Per questo, secondo il gip del tribunale di Taranto, da sequestrare. Il decreto disposto dal giudice è stato eseguito dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Taranto che ha sequestrato alcuni siti, gestiti dall’Ilva, ubicati al confine nord dello stabilimento nelle adiacenze della Cava Mater Gratiae e Gravina Leucaspide.
I siti, gestiti dall’acciaieria e ubicati al confine nord dell’area del siderurgico, per una superficie complessiva pari a circa 530.000 metri quadrati, secondo l’accusa erano stati trasformati in discariche di rifiuti pericolosi. Sono nove le persone indagate per disastro ambientale nel procedimento collegato, noto dal 2016. Le indagini hanno permesso di individuare oltre 5 milioni di tonnellate di rifiuti industriali pericolosi e non pericolosi in cumuli dell’altezza di oltre 30 metri sopra il piano campagna.
Gli indagati sono i responsabili amministrativi e tecnici protempore dell’Ilva Spa dal 1995 al 2012, e devono rispondere a vario titolo per i reati di disastro ambientale doloso, distruzione e deturpamento di risorse naturali, danneggiamento, getto pericoloso di cose e mancata bonifica dei siti inquinanti. Gli indagati avrebbero gestito le predette aree, senza metterle in sicurezza, evidenziando una precisa volontà di porre in essere un disegno illecito volto a trarre un ingiusto vantaggio patrimoniale consistente in un risparmio degli oneri economici occorrenti per la loro bonifica.
L'articolo Ilva, sequestrata un’area al confine del siderurgico: “Era diventata discarica di rifiuti pericolosi”. Ci sono 9 indagati proviene da Il Fatto Quotidiano.
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